Le api fanno parte della famiglia delle Apidi, dell'ordine degli Imenotteri.
Come tutti gli insetti, le api hanno sei zampe ed il loro corpo è diviso in tre parti: capo, torace ed addome.
Come tutti gli insetti, le api hanno sei zampe ed il loro corpo è diviso in tre parti: capo, torace ed addome.
Hanno delle parti del corpo modificate per poter raccogliere polline e nettare, che viene trasformato in miele; queste modificazioni riguardano la struttura delle parti boccali e quella delle zampe.
L'apparato boccale è adatto alla raccolta dei liquidi: se l'insetto vuole raccogliere dell'acqua o dello zucchero disciolto impregna il labello di liquido che poi passa nel solco ligulare e vi sale per capillarità. Quando i liquidi arrivano alla faringe si mescolano al secreto delle ghiandole salivari che vi sboccano, e una volta entrati nell'ingluvie o borsa melaria, subiscono l'azione enzimatica della saliva che cambia il nettare in miele.
Oltre al nettare e all'acqua un altro alimento indispensabile per i melliferi è il polline che fornisce loro sostanze azotate. Il polline viene raccolto ed immagazzinato principalmente dalle zampe.
Il primo articolo del tarso, soprattutto nelle zampe posteriori è molto lungo e largo e possiede verso l'interno una spazzola di peli che serve all'insetto per raccogliere il polline sparso sul corpo. La tibia delle zampe posteriori ha una depressione longitudinale sulla faccia esterna che si chiama cestella; in questa viene ammassato il polline.
Le api vivono nell'alveare; la costruzione dei favi è affidata a giovani api (10-15 giorni di età). Queste vengono nutrite abbondantemente con miele e si attaccano alla volta dell'arnia, allacciandosi le une alle altre in modo da formare una catena; le secretrici di cera rimangono in questa posizione anche per 24 ore, dopo di che la cera comincia a comparire sotto forma di esili lamelle sull'addome. A questo punto un'ape si stacca dal festone e sale verso la volta dell'arnia, dove depone la cera staccata dall'addome e manipolata dalle mandibole e costruisce un primo piccolo blocco; questa operaia rientrerà nel gruppo per lasciare il posto ad un'altra. Le cellette di un alveare non hanno tutte lo stesso scopo: infatti alcune servono per l'allevamento ed altre come deposito degli approvvigionamenti, miele e polline.
Le celle dove vengono deposte le uova sono chiuse da un opercolo di cera così come quelle che contengono miele, mentre le celle con il polline rimangono aperte. Un alveare può contenere da 30 a 100.000 operaie a seconda della grandezza dell'arnia; le api operaie hanno una vita non superiore alle 5-6 settimane nel periodo di grande lavoro, ma quelle nate in autunno riescono ad arrivare fino alla primavera.La società delle api è matriarcale e persistente, è inoltre monoginica e si moltiplica per sciami.
La società è divisa in tre caste: regina, fuchi ed operaie. L'ape regina è una femmina destinata, dopo il volo nuziale, a vivere nel nido deponendovi le uova, a meno che non debba sciamare.
Il primo sciame che esce da un alveare è infatti sempre guidato da una vecchia regina. Prima che esso si formi, le api operaie costruiscono un certo numero di celle reali, per ottenere regine destinate a rimanere nell'alveare oppure ad accompagnare successivi sciami. Quando la giovane regina, nata nella più vecchia di queste celle, si è liberata, cerca di uccidere le sorelle regali che si trovano ancora all'interno delle celle.
Questo fenomeno viene evitato perché sciami di operaie e maschi sono pronti a sciamare non appena le giovani regine escono dalle celle; al primo sciame ne seguiranno degli altri fino a quando ci saranno abbastanza api nell'alveare; a questo punto la prima regina che nasce e non sciama ucciderà le regine non nate e diventerà l'unica regina dell'alveare.
I fuchi sono maschi, nascono da uova non fecondate, deposte dalla regina in grosse celle esagonali ed, in via molto eccezionale, da operaie di alveari orfani divenute ovificatrici. I maschi sono più pesanti delle operaie, abbondantemente ricoperti di peli e ricchi di sensilli olfattori e tattili, servono esclusivamente alla fecondazione delle regine ed è per questo che si trovano nell'alveare quando la società è pronta per dividersi. La loro vita è molto breve, vivono circa 24 ore.
Le api operaie sono femmine che non depongono le uova salvo che in casi eccezionali. Le operaie delle api possono essere distinte in varie categorie a seconda dell'età, nella quale compiono lavori diversi. Le api giovanissime si dedicano alla pulizia delle celle; a partire dal terzo giorno alimentano con miele e polline le larve da operaie e da fuchi.
L'apparato boccale è adatto alla raccolta dei liquidi: se l'insetto vuole raccogliere dell'acqua o dello zucchero disciolto impregna il labello di liquido che poi passa nel solco ligulare e vi sale per capillarità. Quando i liquidi arrivano alla faringe si mescolano al secreto delle ghiandole salivari che vi sboccano, e una volta entrati nell'ingluvie o borsa melaria, subiscono l'azione enzimatica della saliva che cambia il nettare in miele.
Oltre al nettare e all'acqua un altro alimento indispensabile per i melliferi è il polline che fornisce loro sostanze azotate. Il polline viene raccolto ed immagazzinato principalmente dalle zampe.
Il primo articolo del tarso, soprattutto nelle zampe posteriori è molto lungo e largo e possiede verso l'interno una spazzola di peli che serve all'insetto per raccogliere il polline sparso sul corpo. La tibia delle zampe posteriori ha una depressione longitudinale sulla faccia esterna che si chiama cestella; in questa viene ammassato il polline.
Le api vivono nell'alveare; la costruzione dei favi è affidata a giovani api (10-15 giorni di età). Queste vengono nutrite abbondantemente con miele e si attaccano alla volta dell'arnia, allacciandosi le une alle altre in modo da formare una catena; le secretrici di cera rimangono in questa posizione anche per 24 ore, dopo di che la cera comincia a comparire sotto forma di esili lamelle sull'addome. A questo punto un'ape si stacca dal festone e sale verso la volta dell'arnia, dove depone la cera staccata dall'addome e manipolata dalle mandibole e costruisce un primo piccolo blocco; questa operaia rientrerà nel gruppo per lasciare il posto ad un'altra. Le cellette di un alveare non hanno tutte lo stesso scopo: infatti alcune servono per l'allevamento ed altre come deposito degli approvvigionamenti, miele e polline.
Le celle dove vengono deposte le uova sono chiuse da un opercolo di cera così come quelle che contengono miele, mentre le celle con il polline rimangono aperte. Un alveare può contenere da 30 a 100.000 operaie a seconda della grandezza dell'arnia; le api operaie hanno una vita non superiore alle 5-6 settimane nel periodo di grande lavoro, ma quelle nate in autunno riescono ad arrivare fino alla primavera.La società delle api è matriarcale e persistente, è inoltre monoginica e si moltiplica per sciami.
La società è divisa in tre caste: regina, fuchi ed operaie. L'ape regina è una femmina destinata, dopo il volo nuziale, a vivere nel nido deponendovi le uova, a meno che non debba sciamare.
Il primo sciame che esce da un alveare è infatti sempre guidato da una vecchia regina. Prima che esso si formi, le api operaie costruiscono un certo numero di celle reali, per ottenere regine destinate a rimanere nell'alveare oppure ad accompagnare successivi sciami. Quando la giovane regina, nata nella più vecchia di queste celle, si è liberata, cerca di uccidere le sorelle regali che si trovano ancora all'interno delle celle.
Questo fenomeno viene evitato perché sciami di operaie e maschi sono pronti a sciamare non appena le giovani regine escono dalle celle; al primo sciame ne seguiranno degli altri fino a quando ci saranno abbastanza api nell'alveare; a questo punto la prima regina che nasce e non sciama ucciderà le regine non nate e diventerà l'unica regina dell'alveare.
I fuchi sono maschi, nascono da uova non fecondate, deposte dalla regina in grosse celle esagonali ed, in via molto eccezionale, da operaie di alveari orfani divenute ovificatrici. I maschi sono più pesanti delle operaie, abbondantemente ricoperti di peli e ricchi di sensilli olfattori e tattili, servono esclusivamente alla fecondazione delle regine ed è per questo che si trovano nell'alveare quando la società è pronta per dividersi. La loro vita è molto breve, vivono circa 24 ore.
Le api operaie sono femmine che non depongono le uova salvo che in casi eccezionali. Le operaie delle api possono essere distinte in varie categorie a seconda dell'età, nella quale compiono lavori diversi. Le api giovanissime si dedicano alla pulizia delle celle; a partire dal terzo giorno alimentano con miele e polline le larve da operaie e da fuchi.
Quando hanno raggiunto dai tre ai sei giorni d'età, epoca nelle quale le loro ghiandole sopracerebrali entrano in funzione, secernono pappa reale che forniscono alle giovanissime larve. Soltanto più tardi, e cioè al quindicesimo giorno di età, si addestrano a divenire bottinatrici, con prudenti voli di orientamento nelle vicinanze dell'arnia; nel frattempo compiono la guardia all'alveare, collocandosi sulla porticina dell'arnia e scacciando tutti gli intrusi. Al ventesimo giorno divengono definitivamente bottinatrici, dedicandosi esclusivamente alla raccolta del nettare e del polline, in un raggio di volo di circa 4 o 5 km attorno all'alveare.
Le api bottinatrici, di ritorno all'alveare, segnalano alle compagne la posizione del bottino con una danza. Se il cibo è stato trovato in un raggio di 80 metri dall'alveare, l'ape esegue una danza circolare, che non dà altra informazione che la presenza di cibo nei dintorni; solo l'odore che emana dalla danzatrice darà alle sue compagne un'indicazione sulla specie di fiori che dovranno visitare. Se però i fiori che hanno fornito il nettare e il polline si trovano a distanza maggiore, allora l'ape esegue una danza più complicata: essa descrive un doppio cerchio a forma di 8, ed ogni volta che ripassa dall'intersezione dell'8 agita rapidamente l'addome.
Questa danza dà diverse informazioni: la distanza del bottino è espressa dalla frequenza della danza; infatti più esso è lontano, minore è il numero dei cicli completi descritti dall'insetto in un determinato tempo.
Le api bottinatrici, di ritorno all'alveare, segnalano alle compagne la posizione del bottino con una danza. Se il cibo è stato trovato in un raggio di 80 metri dall'alveare, l'ape esegue una danza circolare, che non dà altra informazione che la presenza di cibo nei dintorni; solo l'odore che emana dalla danzatrice darà alle sue compagne un'indicazione sulla specie di fiori che dovranno visitare. Se però i fiori che hanno fornito il nettare e il polline si trovano a distanza maggiore, allora l'ape esegue una danza più complicata: essa descrive un doppio cerchio a forma di 8, ed ogni volta che ripassa dall'intersezione dell'8 agita rapidamente l'addome.
Questa danza dà diverse informazioni: la distanza del bottino è espressa dalla frequenza della danza; infatti più esso è lontano, minore è il numero dei cicli completi descritti dall'insetto in un determinato tempo.
La direzione del bottino è indicata con riferimento alla posizione del sole in quel momento; ma poiché la danza si svolge sul favo che è verticale, mentre il bottino va ricercato in un piano orizzontale, così le api trasferiscono, nel loro linguaggio, le direzioni di un piano verticale, secondo la regola che lo zenith simboleggia la posizione del sole. Perciò se l'ape, nel momento in cui giunta all'intersezione dell'8, scodinzola, ha il capo rivolto verso l'alto, ciò significa che il bottino va ricercato in direzione del sole; se quando scodinzola è rivolta verso il basso, il bottino sarà in direzione opposta al sole; se è diretta a 60° a sinistra dello zenith, la fonte del cibo si troverà 60° a sinistra del sole.
La durata e la vivacità della danza forniscono indicazioni sulla qualità del cibo trovato.
L'accoppiamento avviene in volo. La regina vergine, dopo 5-6 giorni dallo sfarfallamento, esce per il volo nuziale, gira intorno all'alveare e si dirige verso l'alto seguita da uno stuolo di maschi. Dopo l'accoppiamento regina e fuco cadono in terra e la regina, liberatasi del corpo inerte del maschio, morto durante l'atto coniugale, ritorna all'alveare dove con l'aiuto delle operaie si libera dell'armatura genitale maschile, che tratteneva ancora nell'addome.
Qualche giorno dopo comincia a deporre le uova; la deposizione è più abbondante quando il raccolto è ricco e la temperatura favorevole, pertanto raggiunge un massimo in primavera ed in estate (fino a 3.000 uova), decresce in autunno e cessa nei mesi invernali, fatta eccezione per le località a clima temperato.
La regina inizia la deposizione nei favi più caldi e riparati del nido; introduce nella cella l'estremità dell'addome e vi lascia cadere un solo uovo. Incomincia generalmente nel centro del favo e prosegue la deposizione compiendo giri concentrici.
Il maggior numero delle celle sono delle operaie; soltanto in primavera, ed eccezionalmente in altri periodi dell'anno, compaiono i maschi e vengono costruite le celle reali; queste ultime predispongono la sciamatura.
Dalle piccole celle esagonali nascono le operaie; dalle grandi, sempre esagonali, schiudono i maschi, mentre nelle grosse celle del favo a forma di ghianda, le regine.
Dall'uovo, dopo tre giorni, schiude la larva; quando la larva ha raggiunto il suo pieno sviluppo, fodera la propria cella e la chiude con un involucro di seta e successivamente si trasforma in pupa.
Nel frattempo le operaie hanno chiuso la cella con un opercolo di cera che è leggermente convesso nelle celle delle operaie, molto convesso in quelle dei fuchi e nelle celle reali.
Al momento della schiusa, la giovane ape pratica una fenditura nell'opercolo e lo solleva per uscire. Le uova sono tutte identiche, sebbene quelle che daranno origine ai maschi non siano state fecondate. Le larve vengono nutrite per tre giorni con la pappa reale, in seguito il regime alimentare cambia a seconda del destino delle larve: le reali ricevono ancora pappa reale, mentre le altre ricevono miele e polline. La durata della vita larvale è di 24 giorni per i maschi, di 21 per le operaie e di 15 o 16 per le regine.
Quando le operaie sono pronte per sciamare si riempiono di miele e propoli ed aspettano che la regina prenda il volo per seguirla. Il nuovo alveare è di solito nelle vicinanze del vecchio.
Prima partono delle api esploratrici, che dopo aver trovato un posto adeguato tornano a chiamare le altre e compiono una danza identica a quella delle api bottinatrici; all'inizio le diverse esploratrici propongono vari luoghi ma solo quando tutte le danze sono concordi si parte e si fonda il nuovo alveare.
Le api sono provviste di un pungiglione formato da tre elementi: uno stiletto e da due lancette. Lo stiletto è provvisto di dentelli ricurvi che fanno in modo che l'animale non è più in grado di ritrarlo, una volta che l'ape usa il pungiglione è quindi destinata alla morte.
Le api hanno dei nemici, tra questi troviamo la varroa (Varroa jacobsoni) che è un acaro che si attacca sia alle larve che agli adulti e ne succhia i liquidi interni. Molto spesso si insinua nelle celle e ne uccide gli occupanti prima che nascono.
La maggior parte delle volte un alveare attaccato dalla varroa è destinato alla morte; gli allevatori se un alveare è infestato lo bruciano per evitare che il contagio si estenda ad altri alveari. È obbligatorio denunciare la presenza di quest'acaro negli alveari.
Le api producono diversi prodotti: il miele, la propoli, la pappa reale, la cera.
Il miele trae la sua origine dal nettare dei fiori. Subito dopo la suzione, già durante il viaggio di ritorno, la bottinatrice all'interno della sua borsa melaria (una specie di pre-stomaco) inizia la trasformazione in miele mediante l'aggiunta di enzimi da parte dell'apparato digerente. Il miele viene poi immagazzinato in apposite celle con opercolo. È costituito per 80% di zuccheri: soprattutto fruttosio e glucosio; le altre sostanze presenti sono sali minerali, alcoli, eteri, aldeidi, vitamine ed enzimi. Un chilogrammo di miele fornisce 3.200 calorie.
La propoli viene raccolta sulle gemme e sulla corteccia delle piante, portata all'interno dell'alveare ed elaborata. Alcune delle piante da cui viene raccolta la propoli sono: il pioppo, la betulla, l'ontano, l'abete rosso, il pino. Questa sostanza resinosa viene raccolta nelle ore più calde della giornata e portata all'interno dell'alveare ed utilizzata per le sue proprietà antisettiche.
Con questa sostanza si costruiscono barriere, si otturano delle fessure e si rivestono le pareti interne delle celle e dell'alveare; si usa anche per imbalsamare gli animali di grossa taglia che una volta uccisi a causa delle dimensioni e del peso rimangono nell'alveare.
L'uomo usa la propoli come antisettico de cavo orale.
La pappa reale è il prodotto delle ghiandole sopracerebrali nelle api operaie. È l'unico alimento delle api regine e per tutte le larve per i primi tre giorni di vita.
Un alveare ne produce per la commercializzazione poche decine di grammi l'anno. Contiene alte percentuali di zuccheri, proteine e grassi, ma è ricchissimo di vitamina B5, che stimola le funzioni cellulari per questo motivo viene usata come ricostituente.
La cera viene secreta da delle ghiandole delle operaie. È una sostanza grassa che viene emessa sotto forma di goccioline che poi si rapprendono in scaglie sul corpo. Prima di essere usata viene manipolata con le mandibole addizionandola con polline e propoli; serve per la costruzione dell'alveare.
La durata e la vivacità della danza forniscono indicazioni sulla qualità del cibo trovato.
L'accoppiamento avviene in volo. La regina vergine, dopo 5-6 giorni dallo sfarfallamento, esce per il volo nuziale, gira intorno all'alveare e si dirige verso l'alto seguita da uno stuolo di maschi. Dopo l'accoppiamento regina e fuco cadono in terra e la regina, liberatasi del corpo inerte del maschio, morto durante l'atto coniugale, ritorna all'alveare dove con l'aiuto delle operaie si libera dell'armatura genitale maschile, che tratteneva ancora nell'addome.
Qualche giorno dopo comincia a deporre le uova; la deposizione è più abbondante quando il raccolto è ricco e la temperatura favorevole, pertanto raggiunge un massimo in primavera ed in estate (fino a 3.000 uova), decresce in autunno e cessa nei mesi invernali, fatta eccezione per le località a clima temperato.
La regina inizia la deposizione nei favi più caldi e riparati del nido; introduce nella cella l'estremità dell'addome e vi lascia cadere un solo uovo. Incomincia generalmente nel centro del favo e prosegue la deposizione compiendo giri concentrici.
Il maggior numero delle celle sono delle operaie; soltanto in primavera, ed eccezionalmente in altri periodi dell'anno, compaiono i maschi e vengono costruite le celle reali; queste ultime predispongono la sciamatura.
Dalle piccole celle esagonali nascono le operaie; dalle grandi, sempre esagonali, schiudono i maschi, mentre nelle grosse celle del favo a forma di ghianda, le regine.
Dall'uovo, dopo tre giorni, schiude la larva; quando la larva ha raggiunto il suo pieno sviluppo, fodera la propria cella e la chiude con un involucro di seta e successivamente si trasforma in pupa.
Nel frattempo le operaie hanno chiuso la cella con un opercolo di cera che è leggermente convesso nelle celle delle operaie, molto convesso in quelle dei fuchi e nelle celle reali.
Al momento della schiusa, la giovane ape pratica una fenditura nell'opercolo e lo solleva per uscire. Le uova sono tutte identiche, sebbene quelle che daranno origine ai maschi non siano state fecondate. Le larve vengono nutrite per tre giorni con la pappa reale, in seguito il regime alimentare cambia a seconda del destino delle larve: le reali ricevono ancora pappa reale, mentre le altre ricevono miele e polline. La durata della vita larvale è di 24 giorni per i maschi, di 21 per le operaie e di 15 o 16 per le regine.
Quando le operaie sono pronte per sciamare si riempiono di miele e propoli ed aspettano che la regina prenda il volo per seguirla. Il nuovo alveare è di solito nelle vicinanze del vecchio.
Prima partono delle api esploratrici, che dopo aver trovato un posto adeguato tornano a chiamare le altre e compiono una danza identica a quella delle api bottinatrici; all'inizio le diverse esploratrici propongono vari luoghi ma solo quando tutte le danze sono concordi si parte e si fonda il nuovo alveare.
Le api sono provviste di un pungiglione formato da tre elementi: uno stiletto e da due lancette. Lo stiletto è provvisto di dentelli ricurvi che fanno in modo che l'animale non è più in grado di ritrarlo, una volta che l'ape usa il pungiglione è quindi destinata alla morte.
Le api hanno dei nemici, tra questi troviamo la varroa (Varroa jacobsoni) che è un acaro che si attacca sia alle larve che agli adulti e ne succhia i liquidi interni. Molto spesso si insinua nelle celle e ne uccide gli occupanti prima che nascono.
La maggior parte delle volte un alveare attaccato dalla varroa è destinato alla morte; gli allevatori se un alveare è infestato lo bruciano per evitare che il contagio si estenda ad altri alveari. È obbligatorio denunciare la presenza di quest'acaro negli alveari.
Le api producono diversi prodotti: il miele, la propoli, la pappa reale, la cera.
Il miele trae la sua origine dal nettare dei fiori. Subito dopo la suzione, già durante il viaggio di ritorno, la bottinatrice all'interno della sua borsa melaria (una specie di pre-stomaco) inizia la trasformazione in miele mediante l'aggiunta di enzimi da parte dell'apparato digerente. Il miele viene poi immagazzinato in apposite celle con opercolo. È costituito per 80% di zuccheri: soprattutto fruttosio e glucosio; le altre sostanze presenti sono sali minerali, alcoli, eteri, aldeidi, vitamine ed enzimi. Un chilogrammo di miele fornisce 3.200 calorie.
La propoli viene raccolta sulle gemme e sulla corteccia delle piante, portata all'interno dell'alveare ed elaborata. Alcune delle piante da cui viene raccolta la propoli sono: il pioppo, la betulla, l'ontano, l'abete rosso, il pino. Questa sostanza resinosa viene raccolta nelle ore più calde della giornata e portata all'interno dell'alveare ed utilizzata per le sue proprietà antisettiche.
Con questa sostanza si costruiscono barriere, si otturano delle fessure e si rivestono le pareti interne delle celle e dell'alveare; si usa anche per imbalsamare gli animali di grossa taglia che una volta uccisi a causa delle dimensioni e del peso rimangono nell'alveare.
L'uomo usa la propoli come antisettico de cavo orale.
La pappa reale è il prodotto delle ghiandole sopracerebrali nelle api operaie. È l'unico alimento delle api regine e per tutte le larve per i primi tre giorni di vita.
Un alveare ne produce per la commercializzazione poche decine di grammi l'anno. Contiene alte percentuali di zuccheri, proteine e grassi, ma è ricchissimo di vitamina B5, che stimola le funzioni cellulari per questo motivo viene usata come ricostituente.
La cera viene secreta da delle ghiandole delle operaie. È una sostanza grassa che viene emessa sotto forma di goccioline che poi si rapprendono in scaglie sul corpo. Prima di essere usata viene manipolata con le mandibole addizionandola con polline e propoli; serve per la costruzione dell'alveare.
Esistono molti tipi di miele ed ognuno possiede le caratteristiche del fiore da cui deriva e della zona di produzione. I mieli più famosi sono quelli d'acacia (biondo chiaro, liquido), di castagno (rossastro scuro, semiliquido, dall'alto valore nutritivo), d'arancio e di agrumi (molto chiaro, cristallizza velocemente), di tiglio (giallo chiaro, semisolido
Tipi e morfologia
Esistono quattro speceie di Api, l'Apis cerana, l'Apis florea, l'Apis dorsata, e l'Apis mellifica.
L'Ape cerana è diffusa in Cina, Giappone, India, in Siberia, e in Afghanistan. Vive in colonie poco popolose, e vengono normalmente allevate.
L'Ape dorsata o ape gigante dell'India, la posssiamo trovare nel Sud-Est asiatico fino alle Filippine. Costruisce il favo all'aperto, non è un ape domestica.
L'Ape florea è distribuita dove l'ape dorsata, con la differenza che è un ape di piccole dimensioni.
L'Ape mellifica è la più diffusa, e la possiamo trovare in Europa, Africa, Asia Occidentale, Americhe, Australia e Nuova Zelanda.Il corpo dell'ape adulta è composta dalla testa, il torace e l'addome.
Le api possono essere operaie, fuchi, o regina riconoscibili dal corpo più grande.
La testa dell'ape è triangolare, agli angoli superiori si trovano gli occhi, che le consentono di raggiungere i 360° di visuale. Le antenne sono di forma cilindrica, sono portate ripiegate, e servono come ricettori, per questo vengono frequentemente ripulite dal pulviscolo atmosferico. La ligula è quella proboscide, che inserisce nei fiori per aspirare il nettare. Il torace è ricoperto di peli, le zampe anteriori sono più corte e vengono usate per pulire le antenne dal polline, le zampe medie, sono più robuste e nella tibia si trova uno sperone che serve all'ape a staccare il polline.
Le zampe posteriori presentano all'esterno della tibia una concavità detta cestella, che usano come deposito temporaneo durante la raccolta del polline.
Le ali sono costituite da due sottili lamine, sovrapposte e ravvicinate, quelle posteriori sono più piccole delle anteriori.
L'addome è costituito da più segmenti o anelli, la cera viene prodotta solo dalle operaie tra il decimo e diciottesimo giorno di vita. L'ultimo anello dell'addome, a eccezione del fuco, è provvisto di pungiglione velenifero.
Quando la punta del pungilione, riamane conficcato nel corpo della vittima, l'ape tenta di estrarlo ma nello sforzo il suo addome si strappa, e in breve tempo muore.
Le api possono essere operaie, fuchi, o regina riconoscibili dal corpo più grande.
La testa dell'ape è triangolare, agli angoli superiori si trovano gli occhi, che le consentono di raggiungere i 360° di visuale. Le antenne sono di forma cilindrica, sono portate ripiegate, e servono come ricettori, per questo vengono frequentemente ripulite dal pulviscolo atmosferico. La ligula è quella proboscide, che inserisce nei fiori per aspirare il nettare. Il torace è ricoperto di peli, le zampe anteriori sono più corte e vengono usate per pulire le antenne dal polline, le zampe medie, sono più robuste e nella tibia si trova uno sperone che serve all'ape a staccare il polline.
Le zampe posteriori presentano all'esterno della tibia una concavità detta cestella, che usano come deposito temporaneo durante la raccolta del polline.
Le ali sono costituite da due sottili lamine, sovrapposte e ravvicinate, quelle posteriori sono più piccole delle anteriori.
L'addome è costituito da più segmenti o anelli, la cera viene prodotta solo dalle operaie tra il decimo e diciottesimo giorno di vita. L'ultimo anello dell'addome, a eccezione del fuco, è provvisto di pungiglione velenifero.
Quando la punta del pungilione, riamane conficcato nel corpo della vittima, l'ape tenta di estrarlo ma nello sforzo il suo addome si strappa, e in breve tempo muore.
Il ciclo vitale dell'ape
L'ape è un animale che si riproduce per partenogesi e lo fa con un ciclo vitale molto particolare. La regina depone le uova che verranno allevate dalle api operaie ma tali uova non sono tutte fecondate. La regina infatti si accoppia con l'ape maschio, il fuco, e grazie ad una particolare anatomia, può decidere quali ovuli fecondare e quali no. Gi ovuli fecondati si trasformano in femmine e gli ovuli non fecondati si trasformano in fuchi. Tra le femmine, mediante un meccanismo particolare di nutrimento, viene definita un'ape regina diploide che avrà il compito di riprodursi.
Questo sistema che prevede la nascita di maschi o femmine a seconda dello stato di fecondazione degli ovuli prende il nome di partenogesi aplodiploide.
La riproduzione aplodiploide delle api:
Ape operaia: Diploide, non depone uova. L'ape operaia deriva da un ovulo fecondato ma non nutrito con la pappa reale.
Ape regina: Diploide, depone le uova. L'ape regina deriva da un ovulo fecondato e nutrito, dalle operaie, con la pappa reale.
Fuco: Aploide, si riproduce fecondando la regina. Il fuco è un ape che deriva dall'ovulo deposto dalla regina senza essere stato fecondato.
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