di Brona McVittie, traduzione di Marzia Massimi
Come l'epigenetica dà forma alla vita
“…viene voglia di chiedersi se questo nastro attorcigliato di zuccheri e basi puriniche e pirimidiniche sia, effettivamente, Dio.”
Come l'epigenetica dà forma alla vita
“…viene voglia di chiedersi se questo nastro attorcigliato di zuccheri e basi puriniche e pirimidiniche sia, effettivamente, Dio.”
James Watson
Sono passati più di 50 anni dalla scoperta della struttura a doppia elica del DNA da parte di James Watson e Francis Crick. Questa scoperta, insieme alla diffusione della teoria darwiniana dell’evoluzione, ha contribuito a rendere di dominio pubblico l’idea che il DNA codifica caratteristiche ereditarie. Basti pensare al risalto dato dai media alla morte, avvenuta nel 2004, di Francis Crick, per rendersi conto di come questi concetti siano accettati anche al di fuori della comunità scientifica. In un certo senso però, le teorie evoluzionistiche che spiegano tutto con l’esistenza dei geni, hanno mostrato di avere dei limiti. Il programma genetico, come un complesso spartito musicale, rimarrebbe privo di vita senza un’orchestra di cellule (i musicisti) e di fattori epigenetici (gli strumenti musicali) per poterlo interpretare.
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