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domenica 16 marzo 2008

IPOTESI PER UNA BASE SCIENTIFICA DELLA TERAPIA BIOENERGETICA ED OMEOPATICA

di Luigi Marcello Monsellato

L’ETÀ DELL’UOMO
II° semestre 86 – Anno III
Gennaio-Febbraio N. 16

La Medicina Bioenergetica ed Omeopatica, medicine “biologiche”, stanno mietendo notevoli successi in campo nazionale ed internazionale; malgrado ciò, occupano una posizione di contorno nei confronti della medicina ufficiale.
Questo è dovuto anche alla mancanza di una base biologica, che possa far da fondamento a tali medicine. In conseguenza di tale mancanza, si sono sviluppati due atteggiamenti: uno mistico, di adesione totale ai dettami delle medicine biologiche, rifiutando persino una ricerca scientifica al riguardo, l’altro di scarsa considerazione, da parte del corpus medico allopatico.

Quello di cui desidero parlarvi oggi è una proposta fisico-chimica della medicina omeopatica e bioenergetica: il concetto base, comune ad entrambe, l’unità fisico-emozionale. Le modificazioni del soma sono le conseguenze di modificazioni del nucleo emozionale, anzi queste ultime costituiscono la premessa di una malattia. Infatti nella mia pratica professionale non ho mai visto un ulceroso, che non avesse avuto carenza di tenerezze da parte di qualcuno dei genitori, non ho visto mai un ipertiroideo sereno, ottimista, tranquillo, e così via.

Pertanto, i fenomeni somatici e quelli psichici sono visti nell’ambito di una concezione unitaria: le malattie altro non sono che gli esiti di processi globali, che investono tutto l’organismo e che, nel caso della medicina omeopatica, sono chiamati miasmi, nel caso della medicina bioenergetica blocchi energetici. In entrambi i casi l’azione terapeutica non persegue il sintomo, ma cerca di modificare in senso positivo e di riequilibrare il terreno, turbato dal miasma o dal blocco.
Secondo la fisica classica, la materia vivente è in equilibrio, quando non eroga energia con l’ambiente esterno. In tal modo si dice che essa è statica e che ogni modificazione del suo stato è realizzabile, solo grazie all’intervento di un agente esterno. Nell’enunciato del Secondo Principio della termodinamica, un sistema è in equilibrio quando ogni suo componente tende a disporsi spontaneamente nella maniera più caotica possibile, quando tende, in termini più ortodossi, alla massima ENTROPIA. Stando così le cose, la fisica classica non può affrontare il problema dell’autorganizzazione della materia vivente, la sola che può giustificare comportamenti autonomi e spontanei, distinti dai comportamenti preprogrammati e cibernetici dei robots.

Spetta alla fisica quantistica e statistica dare un grosso contributo alla risoluzione di tale problema. I sistemi biologici sono caratterizzati dall’essere ordinati, in modo del tutto spontaneo, senza cioè l’intervento di alcun agente esterno. Essere ordinati in questo campo vuol dire essere coerenti, dove per coerenza di un sistema si intende che tutte le componenti del sistema vibrano all’unisono, hanno tutte la stessa frequenza vibrazionale, o che tutte le reazioni biochimiche del sistema sono rigorosamente ordinate. Il concetto di coerenza è importante, per rendersi conto della stretta correlazione che esiste tra ciò che accade in punti diversi e lontani del sistema biologico (pensiamo al meccanismo di azione dell’agopuntura o della riflessoterapia, o ai molteplici effetti di un rimedio omeopatico o di una seduta bioenergetica). Inoltre, i sistemi biologici sono caratterizzati dalla capacità di scambiare grandi quantità di energia, per cui, per il Secondo Principio della termodinamica, sono lontani dall’essere in equilibrio. Un uovo di gallina emette 6 Kilocalorie di energia termica per grammo e per giorno, nelle 24 ore, del quarto giorno del suo sviluppo; nel sedicesimo giorno, quando cioè sta tendendo ad un certo equilibrio, esso emette 1 Kilocaloria per grammo e per giorno.

La scuola di Prigogine, premio Nobel per la Fisica, ha studiato, in maniera dettagliata, le proprietà termodinamiche della materia vivente e ha messo in evidenza che la connessione fra allontanamento dall’equilibrio e comparsa spontanea di ordine può benissimo chiarire i fenomeni biologici. Il cardine di tale ipotesi è che si può creare ordine interno solo in un sistema che, essendo lontano dall’equilibrio, eroga ed assorbe con l’ambiente esterno una grande quantità di energia.
Tale sistema si definisce dissipativo. In altri termini, un sistema può essere ordinato all’interno, solo se è immerso in un grande flusso di energia, che lo attraversi, senza però fermarsi per molto tempo. Un eventuale ingorgo di energia, cioè la possibilità che il sistema assorba energia senza scambiarla con l’ambiente esterno, distruggendo la dissipatività, distrugge anche la coerenza interna del sistema. Frohlich, uno studioso tedesco, ha proposto un modello, per applicare la scoperta di Prigogine e della sua scuola alla materia vivente.

L’acqua e tutti i sistemi macromolecolari, come quello delle membrane cellulari, per le loro proprietà elettriche possono essere paragonate a dei dipoli elettrici, cioè ad una coppia di cariche uguali, una positiva e l’altra negativa, separata da una certa distanza e caratterizzata da un modo di vibrazione.
Tale dipolo, come una calamita, attrae altri dipoli, che hanno la stessa frequenza vibrazionale, come due pendoli legati fra loro; così facendo, aumenta la loro frequenza vibrazionale, per cui attrarranno dipoli con frequenza vibrazionale maggiore a quella di partenza. Così si viene a creare un’onda di frequenza uguale a quella di risonanza che, propagandosi nel mezzo circostante, induce le altre molecole ad oscillare all’unisono. Il modello di Frohlich permette di dare ordine alle reazioni biochimiche, in modo che avvengano velocemente e ordinatamente e realizza in tal modo la dissipatività, in un sistema biologico, che deve essere capace di erogare tutta l’energia che riceve.

D’altra parte, i sistemi biologici non hanno sempre caratteristiche dissipative. Infatti, molto spesso purtroppo, accumulano e conservano energia per lungo tempo, come avviene per esempio per i pigmenti fotosintetici delle piante o, venendo a noi, le fibre muscolari contratte.
La contrazione muscolare è un modo importante e frequente di immagazzinare energia, sottraendola ai meccanismi dissipativi. Pertanto l’apparato muscolare negli animali e nell’uomo è un regolatore essenziale dell’equilibrio fra conservazione e dissipazione energetica. Il meccanismo conservativo è stato studiato dal russo DAVYOOV e si fonda sull’esistenza di particolari deformazioni delle catene molecolari, conseguenza di eccitazioni prodotte da cause esterne ( reazioni chimiche, radiazioni, ecc.), capaci di viaggiare per molto tempo su di esse e di trasportare energia a grande distanza. L’interconnessione tra il meccanismo dissipativo e quello conservativo ci può spiegare l’autoorganizzazione della materia vivente, che si lega immediatamente al meccanismo dissipativo (il più importante tra i due meccanismi), svolgendo quello conservativo un ruolo di innesco di quelle reazioni, che poi portano al meccanismo di Frohlich.

Interessante, a questo punto, il riferimento a livello molecolare di come possa operare il principio di espansione e contrazione, intuito per primo da Reich, come principio fondamentale di funzionamento della materia vivente. Recentemente queste ipotesi sono state suffragate da scoperte ed esperimenti unici. Webb, attraverso lo spettrofotometro raman-laser, ha messo in evidenza, all’interno delle cellule, un sistema di vibrazioni elettriche, svolgenti un ruolo chiave di regolazione delle funzioni biologiche, che dovrebbero propagarsi nella materia vivente, sotto forma di filamenti. Infatti negli Stati Uniti d’America, col microscopio elettronico ad alto voltaggio, si è riscontrato all’interno del citoplasma cellulare una rete microscopica di filamenti proteici, svolgente un ruolo dinamico nella vita della cellula. Riepilogando, le vibrazioni elettriche coerenti, che si realizzano nel meccanismo dissipativo, regolano, sia le funzioni metaboliche, sia la sequenza e la velocità delle reazioni biochimiche intracellulari.
Tale rete di vibrazioni è una rete di comando, immanente alla materia vivente, ben distinta dalla rete delle correnti nervose.

A

UOMO > DUE RETI DI COMANDO

B

A - VIBRAZIONI ELETTRICHE COERENTI, responsabili del funzionamento autonomo del vivente (e paragonabili all’ES di FREUD)

B - CORRENTI ELETTRICHE NERVOSE, responsabili dei comportamenti volontari o superiori (e paragonabili all’IO freudiano)

CONSIDERAZIONI
Da quello che ho appena esposto, si estrapola un primo dualismo: le onde elettriche coerenti, che regolano le reazioni enzimatiche dell’organismo, controllano il soma, e, quando sono soggettivamente percepite, vengono a coincidere con le emozioni, nel senso reichiano del termine.
Pertanto possiamo così schematizzare:
SISTEMA DI FROHLICH = SISTEMA EMOTIVO = ES FREUDIANO.

La rete di correnti elettriche nervose, invece, è identificabile all’IO freudiano; il dualismo tra questi due sistemi di comando e la loro interazione è alla base del dualismo IO-ES, scoperto da Freud. Il secondo dualismo che si ricava dall’esposizione sull’ipotesi biologica della dottrina bioenergetica è che le onde elettriche coerenti sono contemporaneamente regolatrici di reazioni biochimiche ed emozioni: da ciò si ha l’idea dell’unità fisico-emozionale dell’essere umano.
Come si forma il blocco energetico? Quando si ha la distruzione della condizione dissipativa, o meglio si ha il passaggio da una condizione dissipativa ad una conservativa, si ha un ingorgo di energia, ovvero un blocco energetico. Infatti un sistema biologico deve essere dissipativo, autocatalittico, altrimenti non si autoordina.

Quando l’energia resta immagazzinata nel sistema, si ha un blocco energetico verso l’esterno, con contemporanea disorganizzazione e distruzione dell’ordine interno: si ha la tendenza del sistema vivente a diventare un sistema inanimato (Reich ha descritto in maniera egregia questo processo nella sua teoria del cancro, come malattia della rassegnazione).
Ma quali sono le cause del blocco energetico? La concezione storica dei blocchi energetici e dei miasmi omeopatici ci fornisce una chiave indispensabile, per comprendere lo sviluppo della specie umana ed il sorgere della sua patologia. È nell’interazione individuo-ambiente esterno, che vanno ricercate le radici dei vari processi morbosi, che affliggono l’umanità. L’individuo singolo non ha autonomia dal punto di vista biologico, ma esiste come membro della specie: riscopriamo l’affermazione forse più importante della teoria reichiana: un organismo vivente, in quanto tale, ha bisogno di dissipare, di scambiare, attraverso le sue pulsioni, energia con l’ambiente esterno (l’essenza della natura vivente è la tendenza al piacere).

Gli ostacoli della vita quotidiana creano un blocco sociale alla dissipazione, per cui si determina un ingorgo energetico a livello fisico (da cui blocchi, miasmi, malattie), e, dal punto di vista della realtà, l’organismo vivente è obbligato a rifluire verso un’esistenza individuale. La contraddizione sociale diventa una contraddizione biologica. L’idea del riflusso violento di acqua in una mareggiata, quando le onde si infrangono sugli scogli, rende più chiara l’immagine di tale meccanismo, sia a livello fisico che sociale. In altre parole, il divieto sociale ad essere un sistema dissipativo viene riconosciuto dall’io - che ha il controllo della rete superiore di comando, cioè il sistema nervoso - come un dato della realtà, per cui si struttura in maniera tale da dissipare il meno possibile. L’individuo si difende dagli scontri con l’ambiente, pagando però il prezzo con un certo grado di disorganizzazione interna: l’individuo corazzato è un individuo malato.

La malattia pertanto non rappresenta un nemico da annientare, ma paradossalmente identifica la “naturale amica” dell’uomo, in congiunture storiche favorevoli, garantisce il mantenimento della proprietà dell’autoorganizzazione della materia vivente, salvaguardandola dal disordine, conseguente alla mancata dissipazione di energia; l’ordine che salvaguarda è precario, ma è l’unico possibile.

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