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Chiara Inesia


lunedì 4 agosto 2008

VESTI LA GIUBBA - Pavarotti

da "I Pagliacci" di Leoncavallo



Recitar! Mentre preso dal delirio
non so più quel che dico e quel che faccio!
Eppure... è d'uopo... sforzati!
Bah, seti tu forse un uom?

Tu sei Pagliaccio!

Vesti la giubba e la faccia infarina.
La gente paga e rider vuole qua.

E se Arelcchin t'invola Colombina
ridi, Pagliaccio e ognun applaudirà!
Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto;
in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor...

Ridi, Pagliaccio, sul tuo amore infranto,
ridi del duol che t'avvelena il cor!



IN MORTE DI ALEXANDER SOLZHENITSYN

Cagliari, 4 agosto 2008


Ed hai la Trinità, quella di Rubliev, ad accoglierti
con i colori denudati dai dolori degli umili dei gulag,
i raccolti da Cristo tuo fratello nei tormenti.
Ed hai i tuoi errori ad accompagnarti, così l’amicizia
del nostro Re li porta a tua giustificazione con la
lunghezza del tuo canto, l’ininterrotto
dai tuoi tempi dell’odio a questi tempi dell’odio, grassi
di inganni agli ingannati, come te e me.
Ed hai una mano forte, sempre agile a scrivere
gioie di raduni attorno alla luce dei fogli, nel bianco
dei ricordi e delle storie, nelle urgenti di memorie
e di ascolti liberi, accolti a sorrisi e quiete.

Così hai camminato in silenzio dietro i passi di Dio
tra gusci di sereno in attesa di un tempo,
tra rovesci di pioggia e sole aspettando un’urgenza,
quasi come una necessità.
Come un amore, di quelli che muoiono
tenaci più della morte, più forti degli inferi,
tra gli arcipelaghi di carezze che la corte di Dio
ama: i fiori di cuori e tutte quelle mietiture di sorrisi
nate dalla maestà del Re Sposo, umile Gesù.


di Raffale Ibba