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Chiara Inesia


sabato 15 marzo 2008

PEGASUS

Gli astrologi antichi ritenevano che Pegasus proteggesse i cavalieri durante le battaglie. Nello "Zodiaco Perduto" le persone nate tra il 13 marzo ed il 1 aprile erano del segno di Pegasus. Siccome le impronte degli zoccoli dei cavalli assomigliano alla luna crescente, in Grecia i cavalli erano consacrati alla Luna che, al suo sorgere, domina il mondo dell'immaginazione, dell'istinto e dell'intuito a cui il cavallo appartiene.

Come totem animale, Pegaso simboleggia l'immortalità dell'anima e serve come trasportatore e protettore dello spirito nei suoi viaggi sul piano astrale (specialmente verso la Luna - il piano emozionale).
Pegasus è strettamente collegato agli dei greci Poseidone (emozione) suo padre, Athena (saggezza divina) la sua protettrice, Zeus (guida e creatività) perchè portava i suoi fulmini, e la Musa Urania (amore celeste) che fu la sua nutrice nonchè le Muse in genere (ispirazione, memoria ed arte), agli eroi Perseo (intelletto) e Bellerofonte (imprudenza), al mostro Medusa (saggezza mortale) e Chimera (malvagità complessa).
Troviamo Pegasus anche in psicologia. Infatti prende il suo nome la sindrome di alcune persone di trattare le difficoltà ignorandole, ovvero "sorvolandole".

Shakespeare parla di Pegasus nell’Enrico IV, quando Vernon descrive il Principe Enrico:

“I saw young Harry, with his beaver on,
His cuishes on this thighs, gallantly armed,
Rise from the ground like feathered Mercury,
And valuted with such ease into his seat,
As if an angel dropped down from the clouds,
To turn and wind a fiery Pegasus,
And with the world with noble horsemanship.”


Pegaso era il cavallo alato famoso grazie alla sua associazione con l'eroe greco Bellerofonte.
Il modo in cui questo cavallo venne alla luce è, a dir poco insolito. Sua madre era Medusa, la Gorgone famosa in gioventù per la sua bellezza, in particolare per le chiome fluenti.
Fu avvicinata da molti pretendenti, ma quello che la fece sua fu Poseidone, che è sia il dio del mare che quello dei cavalli.

Sfortunatamente la seduzione ebbe luogo nel tempio di Atena. Furibonda per l'oltraggio subìto dal suo tempio, la dea Atena trasformò Medusa in un mostro con la testa ricoperta di serpenti e il cui sguardo poteva mutare gli uomini in pietre.
Quando Perseo decapitò Medusa, Pegaso e il guerriero Crisaore uscirono dal suo corpo come da una sorgente.

Il nome Pegaso viene dalla parola greca pegai, che significa "sorgenti" o "acque". Il nome Crisaore significa " spada dorata", a descrizione dell'arma che aveva in mano al momento della nascita.
Il ruolo di Crisaore nella storia di Pegaso si limita a questo: più tardi divenne padre di Gerione, il mostro con tre corpi che Eracle uccise.
Non casualmente Pegaso nasce dalla Gorgone, che altro non è se non l'immagine data dagli Elleni alla dea libica Neith, alla Grande Madre.

Quanto al cavallo, originariamente era un animale ctonio associato con la Grande Madre: sorgeva dalle viscere della terra o dagli abissi del mare. Figlio della notte, era come la Grande Dea portatore di vita e morte, legato all'acqua di cui conosceva i cammini sotterranei: per questo motivo aveva tradizionalmente il dono di far scaturire sorgenti con un colpo del suo zoccolo.
Successivamente con l'avvento della religione patriarcale indoeuropea, venne associato a Poseidone. Si nota come la leggenda della nascita di Pegaso da Medusa, fecondata da Poseidone, ricorda pur con molte differenze, quella dello stesso dio che genera Arione in Demetra, trasformatasi non casualmente in una giumenta: "Ambedue i miti descrivono come gli Elleni devoti a Poseidone sposassero a forza le sacerdotesse della Luna senza lasciarsi impaurire dalle loro maschere di Medusa, e assumessero il controllo dei riti propiziatori di pioggia e del culto del cavallo sacro".

Per questo motivo si narrava che il primo cavallo fosse stato creato da Poseidone quando, in gara con Atena per il possesso dell'Attica, lo aveva fatto scaturire dalla terra. E non a caso si favoleggiava che Pegaso balzato dal collo di Medusa, si era abbeverato alla fonte Pirene, sulla strada che conduceva al santuario di Poseidone. Poi era volato sul monte Elicona, dove con un colpo dello zoccolo lunato aveva fatto scaturire Ippocrene, "la sorgente del cavallo", alla quale le muse si dissetavano nutrendo la loro ispirazione per poi volare alla volta dell'Olimpo cantando con voce sublime.
Sicchè, Pegaso, che aveva fatto sgorgare la sorgente delle Muse, diventò l'emblema dell'immaginazione creatrice, del furore poetico.

Un giorno Bellerofonte trovò Pegaso che si stava abbeverando lo ammansì con una briglia dorata datagli da Atena, Bellerofonte aveva bisogno di quella creatura alata per compiere un impresa disperata. Il giovane figlio di Glauco aveva ucciso accidentalmente un uomo la cui identità varia secondo le versioni del mito; alcuni dicono che si trattasse di suo fratello, a causa di quel delitto era stato costretto a lasciare la città e a recarsi a Corinto dove il Re Preto lo aveva ritualmente purificato.
Sfortunatamente la moglie del re, Antea, s'innamorò di Bellerofonte che per gratitudine e rispetto ne rifiutò le profferte. Questa per vendicarsi accusò Bellerofonte di aver tentato di violentarla il Re Preto si liberò dell'ospite (che come tale non avrebbe potuto uccidere) mandandolo dal proprio suocero Iobate Re della Licia, perché questi lo facesse morire.
Iobate, non volendo a sua volta violare le leggi dell'ospitalità, espose Bellerofonte a grandi rischi, lo mandò a combattere contro le Amazzoni ed altri guerrieri formidabili, e poi anche contro la Chimera, un essere mostruoso, leone nella parte anteriore, drago nella posteriore e con una testa caprina che sputava fiamme.

Quel mostro, generato da Tifone e da Echidna, devastava il paese e razziava il bestiame. Cavalcando Pegaso, Bellerofonte riuscì a scovare la Chimera e dopo averla ferita con le sue frecce, le conficcò fra le mascelle un pezzo di piombo che, fuso dall'alito rovente, scese nello stomaco uccidendola.
La Chimera, era il simbolo del calendario arcaico dell'anno tripartito, sacro alla Mater Magna pre-ellenica: il leone rappresentava la primavera, la capra l'autunno, il serpente l'inverno.
Iobate, deluso dal suo ritorno, lo mandò a combattere contro i bellicosi Solimi: Bellerofonte li sconfisse volando col suo magico cavallo da cui lasciava cadere dei massi sulle loro teste.
Il Re preoccupato, decise di farlo uccidere in un agguato dai suoi uomini più valorosi, ma l'invincibile Bellerofonte riuscì a salvarsi massacrando gli assalitori.
A quel punto Iobate, cominciando a sospettare che il giovane fosse innocente e protetto dagli dei, decise di raccontargli ciò che gli aveva detto suo suocero. Fu soltanto allora che Bellerofonte gli confidò la triste storia; e il sovrano, saputa finalmente la verità gli concesse in sposa la figlia Filino e nominandolo erede al trono di Licia.

Tutti quei successi avevano talmente esaltato il giovane che un giorno decise di volare sull'Olimpo con l'alato cavallo, quasi fosse un immortale. Zeus mandò allora un tafano che punse Pegaso facendolo sgroppare in modo da disarcionare Bellerofonte, il quale cadde ingloriosamente in un roveto.
Da quel momento l'incauto giovane vagò sulla terra, zoppo, cieco, solo e maledetto, evitando le strade battute dagli uomini, finché la morte lo colse.
Quanto a Pegaso, riuscì a raggiungere l'Olimpo dove Zeus l'accolse alloggiandolo nelle antiche stalle del monte.
Da quel giorno si servì di lui per trasportare le folgori forgiate dai Ciclopi. Infine, per ricordarne la funzione, lo volle immortalare nel firmamento.

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