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Chiara Inesia


martedì 15 aprile 2008

I TRANSITI DI PLUTONE E L'OMBRA

di Chiara Inesia Sampaolesi

Plutone nella mitologia latina, (Ade per i greci) era padrone del regno dei morti, era il Dio degli Inferi.
Era lo sposo di Prosperina e aiutò i sue due fratelli Zeus e Nettuno a togliere l’autorità a loro padre, Saturno.
Quando si divisero il mondo, Zeus scelse come suo regno il cielo, Nettuno diventò Dio del mare e Plutone ebbe il mondo sotterraneo.
Plutone governava sulle ombre dei morti, era temibile per la sua natura fiera e inflessibile ma era anche ritenuto dispensatore dei beni nascosti nella terra.
Secondo la mitologia il regno degli Inferi era distinto in due luoghi separati: l'Elisio, luogo della ricompensa ultraterrena dei buoni e il Tartaro, dove venivano puniti i malvagi.
Solo più tardi nella concezione cristiana l’inferno viene visto come il luogo dove sono rilegati i peccatori e i ribelli a Dio, per subire i castighi dovuti alle loro colpe, visione che contribuisce tuttora, dal mio punto di vista, ad alimentare molta confusione e sofferenza sul concetto di bene e di male.

Da queste poche righe possiamo già comprendere tutto il profondissimo e meraviglioso senso di Plutone e di ciò che ci chiama a fare quando tocca i nostri pianeti, in particolare i nostri luminari, il Sole e la Luna.

Plutone governa le ombre, le ombre dei morti, i morti sono coloro che sono inconsapevoli e che non conoscono appunto le loro ombre, che non sono nient’altro che i propri lati più negativi, più bassi, definiti tali semplicemente perché in ombra, cioè non illuminati, non visti, non conosciuti, inconsapevoli e non “addomesticati”.
Il genere umano ha un storia ricca di guerre, di odi, di soprusi, di violenze che noi portiamo nella nostra memoria cellulare e ancor più energetica, cioè dell’anima, e non possiamo certo pensare che ciò che è stato il passato dei nostri avi, non sia ancora presente in noi.

Ma anche senza richiamare il passato prima di noi, ci basta pensare che infondo tutti noi, chi più chi meno ha delle tendenze aggressive, ha odio e rabbia represse, conseguenze di suprusi ed abusi subiti, perchè non siamo stati in grado di fare riconoscere il nostro valore, la nostra personalità, di affermarci nel mondo come avremmo voluto.
Plutone quando tocca la nostra Luna ci fa vedere tutte queste emozioni, ci fa toccare con mano ciò che mai avremmo creduto di noi, o per lo meno che la maggior parte di noi avrebbe mai creduto, perché abituati ad “essere buoni e bravi” avevamo pensato di cancellare e dimenticarci di certe emozioni così “basse”.
Non esiste l’alto senza il basso, non esiste il giorno senza la notte, così non esiste il bene senza il male.

Ma noi, essere coscienti e consapevoli, quando veniamo a conoscenza del male possiamo scegliere.
Il peccato originale ci ha dato la possibilità di conoscere il bene e il male, di questo dovremmo essere grati ad Adamo e ad Eva, ma Eva ha "peccato" perchè sapeva che il frutto era proibito e che non doveva mangiarlo, ma non ha resistito alla tentazione del serpente, rappresentate delle nostre pulsioni più basse e ha ceduto al "male", cioè l'istinto non consapevole.

La parola peccato infondo deriva dal latino peccus che vuol dire difettoso nel piede, il difetto nel piede conduce all’errore nel movimento deambulatorio, cioè ad un errore nel viaggio della vita, cioè ad una scelta verso una direzione errata.

Plutone ci chiede di riconoscere i nostri istinti, i nostri impulsi non domati, non addomesticati, per vederli, valutarli, accettarli e guidati poi dal buon senso e dalla ragione poterli trascendere e superare.
C’è una storia dei nativi americani molto saggia chiamata Due Lupi che dice:

Il nonno sta raccontando al nipote:
“Mi sento come se avessi due lupi che stanno lottando dentro di me. Il primo è pieno di rabbia, invidia e rancore, si sente cattivo e quando può, fa del male agli altri; il secondo invece è in armonia, felice e riesce ad amare e a fare del bene.“
Il nipote chiede: “Nonno, quale dei due vincerà?”
Il nonno gli risponde: “Quello che alimento.”

Ma solo quando avremo riconosciuto che in noi c’è anche “il lupo cattivo” potremo decidere e scegliere di alimentare quello buono.
Se nella vita non facciamo questo, soprattutto in occasione dei transiti di Plutone, in cui c’è questa accentuata attenzione a questi aspetti, rischiamo di vederli agiti dagli altri a noi vicini e magari possiamo attirarci violenze o cattiverie, proprio perché ciò che ci ostiniamo a non riconoscere in noi stessi ci deve venire agito dall’altro affinché noi possiamo vederlo e magari renderci conto che forse qualche aspetto negativo c’è anche in noi.

Ciò a cui ci spinge Plutone con la caduta nel mondo degli Inferi è solo a "conoscersi a fondo" per acquisire i doni e gli strumenti per sapere come gestire e convogliare al meglio le proprie energie riscoperte.
Ciò che identifichiamo troppo spesso come cattiveria, debolezza, ecc. non è nient’altro che un’energia rozza non ancora addomesticata, è solo una nostra potenza enorme che solo chiede di essere trasformata e usata in maniera saggia e utile per sè e per gli altri.

Un coltello ha mille funzioni utili e importantissime. Può essere un bisturi che apre il corpo di una persona ferita per estrarre la pallottola che sta mettendo in serio pericolo la sua vita, ma certo può anche essere uno strumento usato per fare del male agli altri e anche a se stessi.

Plutone ci fa andare negli Inferi ma ci fa uscire da questo luogo profondo di noi con dei tesori in mano, con delle grandissime risorse che prima non conoscevamo e che scappavano alla gestione del nostro buon senso …non a caso i Buddisti sostengono che la principale causa di sofferenza è l’ignoranza.
Tutto ciò che non si conosce fa paura, tutto ciò che viene illuminato può essere trasformato ed utilizzato al meglio, chi non fa questo sicuramente soffrirà molto.

Se Saturno ci fa lavorare sulle dinamiche di dipendenza emotiva e ci spinge all’autonomia togliendo ciò che non ha più ragione di essere, Plutone ci fa scavare a fondo in noi stessi per andare a trovare i nostri tesori, i nostri tesori più nascosti e preziosi.

Il mito di Plutone e del segno astrologico a cui è collegato, che è lo scorpione, è ben rappresentato dal mito sumero di Ereshkigal "Dea degli Inferi" e della sorella Inanna "Dea dei Cieli", che vi riporto come eccellentemente spiegato da Lidia Fassio, astrologa psicoterapeuta (da http://www.eridanoschool.it/):

- “Inanna decide di scendere negli Inferi a trovare la sorella Ereshkigal nel giorno in cui questa sta seppellendo il marito, quindi è piena di rabbia, di dolore, di rancore e di odio per la perdita subita. Inanna è assolutamente inconsapevole di cosa l’attenderà laggiù, anzi lei si aspetta gratitudine ed onore per il suo gesto. Ereshkigal invece la fa spogliare completamente, la umilia e quindi la appende letteralmente ad un gancio piantato nella parete e la lascia lì, affinché muoia lentamente per dissanguamento.

In questa lunga agonia Inanna è obbligata a vedere tutto ciò che accade nel mondo degli Inferi, a prendere coscienza ed a capire la desolazione e la morte che regnano laggiù.
Inanna viene poi salvata dalla sua governante, che non vedendola ritornare dopo tre giorni chiede aiuto ad una Dea del mare, la quale invia nel regno degli Inferi delle creature orrende e luttuose che sono disposte a scendere e ad affrontare Ereshkigal. Questi esseri si prestano ad intraprendere il viaggio carichi di doni da consegnare alla regina degli Inferi che, venendo accettata ed onorata, decide di ricompensarli concedendo la grazia ad Inanna.

Questo mito termina con due momenti salienti:
1) quando le due sorelle si salutano, Ereshkigal si accorge di essere incinta, a conferma del fatto che ogni lutto racchiude in sé i semi di una nuova vita;
2)infine Ereshkigal dice ad Inanna di fermarsi durante il ritorno a raccogliere ciò che lei ha messo vicino alle 7 porte che delimitano il suo regno, poiché questo sarà il suo personale regalo da portare nel regno dei Cieli.

Ad ogni porta Inanna trova una pietra, ma quando sarà risalita alla luce del Sole si accorgerà che si tratta invece di 7 gioielli purissimi.

In questo mito c’è tutto il simbolismo dello Scorpione diviso in sei fasi:

1) La discesa agli Inferi, un percorso obbligato per uno Scorpione affinché possa comprendere quali sono le dinamiche inconsce che determinano i suoi comportamenti e le sue reazioni.

2) Vedere cosa c’è laggiù simboleggia il percorso di dolore e di morte necessario per poter cauterizzare le ferite rimaste aperte, ancora purulenti e sanguinanti.

3) Il simbolo della nudità, che psicologicamente rappresenta la necessità di rinunciare a tutte le difese quando si intraprende il viaggio della conoscenza di sé.

4) Il perdono e la grazia che Ereshkigal concede dopo essere stata onorata, che simboleggia come per guarire dalle qualità negative occorra prima riconoscerle, onorarle e perdonarle in quanto ci appartengono anch’esse.

5) La gravidanza, che simboleggia i semi che si piantano durante questo percorso e che daranno i loro frutti.

6) I gioielli regalati ad Inanna stanno ad indicare che i tesori di ognuno di noi sono seppelliti sotto montagne di scorie, di dolori e di rancori, che occorre prima vedere e ripulire.

Questo è uno dei miti più belli in assoluto ed è legato al segno che più mostra contraddizioni, poiché possiede le qualità più infime ma anche le più nobili.” (Lidia Fassio) -

I sei punti sono esattamente tutto ciò a cui Plutone, transitando in aspetto ai nostri pianeti, ci chiede di fare. Ovviamente ciò sarà molto più necessario ed evidente per coloro che hanno Sole o Luna nel segno dello scorpione oppure che hanno Plutone dominante nel tema natale, ovvero che fa molti aspetti con gli altri pianeti.

Per concludere, un'altra cosa molto importante da ricordare è che Plutone ci dà anche la possibilità di superare l’attaccamento, il possesso; infatti Plutone ci dà la possibilità di lasciare andare, di non volere trattenere tutto per noi e inoltre quando transita in aspetto con il sole, testa il nostro potere, come noi lo abbiamo usato. Indubbiamente se abbiamo abusato del nostro potere sugli altri ci farà vedere i nostri lati neri, se invece non siamo mai riusciti ad esercitare il nostro potere allora può essere una forza grandiosa per potere usare in giusta misura e con saggezza il nostro potere, senza più delegarlo agli altri.

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