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Chiara Inesia


venerdì 13 febbraio 2009

SAN VALENTINO E L'ERA DELL'ACQUARIO


L’Allineamento in Acquario del 14 Febbraio 2009 di Jude Currivan




Noi misuriamo la percezione globale di spazio (latitudine e longitudine) e di tempo (tempo universale – UT o GMT), partendo dal primo meridiano, situato a Greenwich, in Inghilterra, pertanto possiamo comprendere l’influenza collettiva di questo notevole evento astrologico osservando l’allineamento da questa prospettiva “incentrata” sulla globalità.


Nel farlo, ecco che emerge qualcosa di straordinario e squisito:

All’alba del 14 Febbraio, giorno dedicato a San Valentino, santo patrono dell’Amore, la Luna in Bilancia entrerà nella settima casa delle relazioni. Giove e Marte saranno allineati in Acquario, nella dodicesima casa, quella della trasformazione spirituale .


Quarant’anni fa, le parole profetiche di una canzone intitolata Aquarius, fecero entrare nella coscienza collettiva il concetto di “alba di una nuova era”:


"When the moon is in the Seventh House
and Jupiter aligns with Mars
Then peace will guide the planets
And love will steer the stars"

"Quando la Luna entrerà nella settima casa
e Giove si allineerà con Marte
Allora la pace guiderà i pianeti
E l’amore governerà le stelle"


All’alba del 14 Febbraio, il Cosmo presenterà questo allineamento perfetto, per sostenere la nostra manifestazione collettiva di amore e pace, e l’alba dell’Era dell’Acquario.


La carta astrale Acquariana del 14 Febbraio rivela una concentrazione incredibile di influenze cosmiche che si mescolano con le energie dell’Acquario, nella dodicesima casa. L’espansivo Giove e l’energetico Marte sono allineati con le finalità più elevate del Nodo Nord. La presenza di Chirone, il guaritore ferito, ci offre l’opportunità di guarire gli scismi che ci hanno tenuti separati così a lungo. Nettuno enfatizza i movimenti umanitari collettivi e la co-creazione della giustizia sociale. La presenza radiosa del Sole illumina l’intero allineamento.


Mercurio, anch’esso in dodicesima casa, ma subito oltre la cuspide in Capricorno, si allea con Plutone, maestro della trasformazione, per comunicare e per ancorare il Cambiamento attraverso le nostre strutture e istituzioni globali.


La Luna in Bilancia, in settima casa, enfatizza le relazioni veramente armoniose.


Venere in Ariete, in prima casa, dà energia e potenza alla co-creatività dinamica.


E, mentre l’opposizione tra Saturno, maestro dei doveri, e Urano, signore del risveglio inatteso, suggerisce un continuo confronto, ora che i residui del vecchio paradigma, ormai insostenibile, cedono malvolentieri il posto ad una inedita speranza per il nuovo, la loro posizione in Vergine e in Pesci dona alla transizione un pratico altruismo e un’ispirazione visionaria.


Alle 7:25 del mattino del 14 Febbraio – e per i 18 minuti dell’allineamento – vi invito, nel cuore universale, ad aggiungere la vostra intenzione di amore e pace e di co-creazione dell’alba dell’Era dell’Acquario a quella del Cosmo. In qualunque modo sia per voi appropriato, potete scegliere di allinearvi alle 7:25 UT (Tempo Universale) o alle 7:25 di mattina del vostro fuso orario, energizzando un’onda di intenzione che si eleverà intorno alla Terra.


Per cortesia, sentitevi liberi di far circolare queste informazioni, la carta astrale Acquariana e il suo invito cosmico alla nascita dell’Era dell’Acquario.

da www.judecurrivan.com



AQUARIUS

When the moon is in the Seventh House
and Jupiter aligns with Mars
Then peace will guide the planets
And love will steer the stars

This is the dawning of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius! Aquarius!

Harmony and understanding
Sympathy and trust abounding
No more falsehoods or derisions
Golden living dreams of visions
Mystic crystal revelation
And the mind's true liberation
Aquarius! Aquarius!

When the moon is in the Seventh House
and Jupiter aligns with Mars
Then peace will guide the planets
And love will steer the stars

This is the dawning of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius! Aquarius!

As our hearts go beating through the night
We dance unto the dawn of day
To be the bearers of the water
Our light will lead the way

We are the spirit of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius! Aquarius!

Harmony and understanding
Sympathy and trust abounding
Angelic illumination
Rising fiery constellation
Travelling our starry courses
Guided by the cosmic forces
Oh, care for us; Aquarius

Let the sunshine
Let the sunshine in
The sunshine in

Let the sunshine
Let the sunshine in
The sunshine in


ACQUARIO

Quando la Luna entrerà nella Settima Casa
e Giove si allinerà con Marte
allora sarà la pace a guidare i pianeti
e sarà l'amore a guidare le stelle

Sta sorgendo l'era dell'Acquario
l'era dell'Acquario
Acquario! Acquario!

Ci saranno in abbondanza armonia e comprensione
tolleranza e verità
non più ipocrisia e scherno.
I nostri sogni e i nostri ideali diventeranno reali
Una rilevazione mistica, limpida come il cristallo
ed una vera liberazione della mente.
Acquario! Acquario!

Quando la Luna entrerà nella Settima Casa
e Giove si allinerà con Marte
allora sarà la pace a guidare i pianeti
e sarà l'amore a guidare le stelle

Sta sorgendo l'era dell'Acquario
l'era dell'Acquario
Acquario! Acquario!

Mentre i nostri cuori battono per tutta la notte
balliamo fino al sorgere del giorno
per essere i portatori dell'acqua
la nostra luce indicherà la via

Noi siamo l'energia interna dell'era dell'Acquario
l'era dell'Acquario
Acquario! Acquario!

Ci saranno in abbondanza armonia e comprensione
tolleranza e verità
non più ipocrisia e scherno.
Una pura illuminazione
sorgerà fiammeggiante tra le costellazioni
viaggiando lungo le nostre rotte tra le stelle
guidata da forze cosmiche.
Oh, abbi cura di noi, Acquario

Fai entrare la luce del sole splendente
Fai entrare la luce del sole splendente
La luce del sole splendente

Fai entrare la luce del sole splendente
Fai entrare la luce del sole splendente
La luce del sole splendente

martedì 10 febbraio 2009

PER FARE A MENO DI TE - GIORGIA

Per fare a meno di te
non so dove me ne andrò che cosa inventerò
Per fare a meno di te
Io no, non mi sveglierò non ti ricorderò

Quando guardo il cielo cerco te
Distrattamente guardo il cielo e cerco te
E mi sollevo

. . . . . .

Per fare a meno di te
Non so quanto cuore avrò io mi difenderò

Quando guardo il cielo cerco te
Distrattamente guardo il cielo e cerco te
E mi sollevo

Sulle circostanze il tempo scivola (sopra di noi)
L'infinito sceglie la sua lacrima
Dove cercare (qualcosa di più) ancora (ancora)
E fare a meno di te

. . . . . .

Quando guardo il cielo cerco te
Distrattamente guardo il cielo e cerco te
E scioccamente mi sollevo... su con te
Su con te

Su con te


lunedì 5 gennaio 2009

domenica 28 dicembre 2008

CHI CONOSCE IL SUO LIMITE NON TEME IL DESTINO

Socrate e Gesù di fronte alla morte

Socrate vede nella morte "la grande amica", i cristiani invece "la grande nemica di Dio". Per questo i cristiani non sanno morire


Risponde Umberto Galimberti

Nel corso del master in consulenza filosofica a Venezia, lei ha sostenuto che l'antico Greco non avrebbe avuto bisogno di un ipotetico consulente filosofico intorno alla questione sul senso della vita e sull'accettazione della morte, in quanto non si sarebbe mai posto tale domanda.
Vivendo nel paradigma culturale della polis, l'uomo greco si percepiva come parte di una comunità, in ultima istanza di una physys in cui il singolo individuo non aveva senso, essendo il senso dato dal riconoscersi parte del tutto. La mortalità dell'io era quindi serenamente accettata come necessaria alla vita stessa, che deve far morire le proprie determinazioni per poter continuare a perpetuarsi.
Ebbene, le pongo la domanda: se il paradigma culturale dell'Occidente è invece la visione giudaico-cristiana dell'io come compimento ultimo della natura - visione che ha rimosso la dimensione tragica dell'uomo eliminando la morte tramite la resurrezione -, come può allora l'uomo occidentale, oggi, accettare di essere mortale e in sé privo di senso? Non lo intendo tanto sul piano razionale, quanto sul piano emotivo: l'angoscia di morte che contraddistingue la nostra società, che ha un simbolo di morte (la croce) come sua massima espressione, come può essere risolta se l'uomo non è altro che un morente come ogni altra cosa.
Cristiano Chiusso

E infatti i cristiani non sanno morire. Basti in proposito un confronto tra la morte di Socrate e la morte di Gesù. Dal luogo in cui era stato rinchiuso in attesa della condanna, Socrate è invitato dai discepoli a fuggire. Ma la sua risposta è perentoria: "Vi ho insegnato per tutta la vita a ubbidire alle leggi e voi mi invitate a trasgredirle al termine della mia esistenza. Quello che avevo da insegnarvi ve l'ho comunicato. Il mio ciclo si è concluso".
Non c'è traccia d'angoscia, senso di disperazione, malinconia per una vita giunta alla fine, c'è solo coerenza tra un insegnamento e una vita. Anche la drammaticità del momento viene asservita alle esigenze dell'insegnamento per renderlo più persuasivo, più efficace. E se il momento è vigilia di morte, lo si affronti in tutta dignità.
"Ma infine, Socrate, dicci in quale modo dobbiamo seppellirti?", incalzano i discepoli. "Come volete", rispose. E, ridendo tranquillamente, proseguì: "O amici, io non riesco a convincere Critone che il vero Socrate è quello che ora qui discute con voi e non quello che, da qui a poco, egli vedrà morto" (Fedone 115 e). I discepoli lo pregano di attendere, come altri avevano fatto, il tramonto del sole. Ma Socrate vuole evitare di rendersi ridicolo aggrappandosi alla vita quando ormai non ce n'è più. Beve d'un fiato il veleno "senza temere, senza alterare il colore né l'espressione del viso, ma, guardando com'era solito i discepoli con i suoi occhi da toro, disse: 'Che ne pensi? Con questa bevanda è lecito fare libagione a qualcuno o no?'" (Fedone 117 b). Indi riprese a passeggiare finché non sentì le gambe pesanti, allora si sdraiò, e quando le parti del corpo cominciarono a farsi fredde disse: "'Critone, dobbiamo un gallo ad Esculapio; dateglielo e non dimenticatevene'. 'Sarà fatto', rispose Critone, 'ma vedi se hai qualcos'altro da dire'. A questa domanda Socrate non rispose più nulla" (Fedone 118 a).
Se ora passiamo dal Fedone al Vangelo di Marco che ci descrive la morte di Gesù, leggiamo che i discepoli che lo avevano accompagnato nell'orto del Getsemani s'erano addormentati, mentre Gesù cominciava "a tremare e a esser preso d'angoscia", tanto che disse loro: "L'anima mia è triste fino alla morte, restate qui e vigilate" (Mc., 14, 34).
A differenza di Socrate, Gesù ha paura, non degli uomini che lo uccideranno, né dei dolori che precederanno la morte, Gesù ha paura della morte in sé, e perciò trema davvero dinanzi alla "grande nemica di Dio" e non ha nulla della serenità di Socrate che con calma va incontro alla "grande amica".
"Abba! Padre, tutto ti è possibile, allontana da me questo calice" (Mc., 14, 36). È il calice della morte con cui non è possibile "fare libagioni". E perciò l'urlo dalla croce: "Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato? (Eloì, Eloì, lamà sabactani?)" (Mc., 15, 34).
Incapace di sostenere questa solitudine, nel Getsemani Gesù non cerca solo la presenza di Dio, ma anche quella dei discepoli. Continuamente interrompe la sua preghiera per raggiungerli e vederli nel sonno: "Non potete vegliare un'ora con me?" (Mc., 14, 37). E poi sconsolato: "Dormite pure e riposatevi. L'ora è venuta, ecco, il figlio dell'uomo sta per essere consegnato nelle mani dei peccatori. Alzatevi, andiamo. Colui che mi tradisce è vicino" (Mc., 14, 42).
Poi la scena della morte. Con calma sovrana Socrate beve la cicuta, mentre Gesù emette un grido inarticolato (Mc., 15, 37), una lacerazione. Non è più la morte amica dell'anima, è la morte in tutto il suo orrore. Qui si apre l'abisso tra il pensiero greco da un lato e la concezione cristiana dall'altro. Noi viviamo nell'ambito della tradizione giudaico-cristiana e non sappiamo affrontare la morte se non affidandoci a speranze ultraterrene. Abbiamo un concetto molto alto di noi, meritevoli di immortalità. Ma questa credenza è rivelatrice di una verità o di uno spropositato amore di sé? Perché, nel secondo caso, forse varrebbe la pena di consegnarci con largo anticipo al nostro limite, seguendo la saggezza greca là dove insegna:
"Chi conosce il suo limite non teme il destino".

da http://dweb.repubblica.it/dweb/2008/02/16/rubriche/lettere/338mas585338.html

RISVEGLIO

RISVEGLIO

Qualunque fiore tu sia,
quando verrà il tuo tempo, sboccerai,
prima di allora
una lunga e fredda notte potrà passare.

Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento
Perciò sii paziente verso quanto ti accade
e curati e amati , senza paragonarti
o voler essere un altro fiore,
perchè non esiste fiore migliore
di quello che si apre nella pienezza di ciò che è!

E quando ciò accadrà, potrai scoprire
che andavi sognando
di essere un fiore
che aveva da fiorire..."


di Walter Gioia, da Alle sorgenti dell'essere