BENVENUTI!

Benvenuti nel mio blog!
E' mio grande piacere, con questo spazio, mettere a disposizione di tutti ciò che più amo: POESIA, MUSICA, SPORT, MEDICINA, PSICOLOGIA, SAGGEZZA POPOLARE e tanto altro
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Cari saluti!

Chiara Inesia


venerdì 29 febbraio 2008

LO SCOIATTOLO

Allo scoiattolo piace accumulare provviste e quindi sentirsi pronto per ogni evenienza.
Preparando diversi nascondigli per le sue riserve di cibo si mette in condizione di superare anche l'inverno più rigido e lungo.
Altre sue caratteristiche tipiche sono la capacità di adattamento e la velocità; insuperabili le sue manovre e le sue finte per disorientare un avversario.
Uomini-scoiattolo hanno in genere difficoltà a stare fermi anche un solo momento o ad ascoltare gli altri a lungo.
Nel caso questo piccolo animale sia comparso nei vostri sogni, questo indica che dovreste prepararvi al futuro e organizzare le vostre forze in attesa di grandi cambiamenti.
Dovreste anche liberarvi dei pesi inutili di cose che non daranno più frutti: regalate ciò di cui non avete più bisogno e mettetevi nelle migliori condizioni per un cambiamento!

IL SERPENTE

Il serpente simbolizza per gli indiani il ciclo di nascita, vita, morte e rinascita, grazie al processo della muta della pelle.
Tra i tipi di forza che gli vengono attribuiti si annoverano la forza della creazione, della sessualità, del mutamento, dell'anima e dell'immortalità.
Uomini con l'energia del serpente sono piuttosto rari, poiché tra le esperienze che devono attraversare vi è quella di venire in contatto coi veleni senza riportarne danni, cioè imparando a trasformare le sostanze velenose penetrate nei loro corpi in sostanze innocue.
Il serpente è una creatura collegata all'elemento fuoco: a livello del corpo ciò genera passione e desiderio, ma a livello spirituale porta ad accedere al Grande Spirito e a realizzare la saggezza che tutto comprende.
Qualora il serpente appaia nei vostri sogni, ciò indica che è tempo di iniziare un processo di mutamento, allo scopo di poter progredire e avvicinarsi alla realizzazione di sé.

IL FALCO

Il Falco è il messaggero tra gli animali-totem, in un certo senso paragonabile al messaggero degli dei della mitologia greca.
Con lo squittio del falco viene sempre annunciato un evento particolare, che può avere carattere gioioso oppure di pericolo.
E quindi importante saper osservare con precisione la situazione del momento e, quando necessario, sapersi spingere ad agire con coraggio.
Il falco suggerisce anche il gesto di tendere la mano per ricevere i regali del Grande Spirito, che a volte sono già pronti per noi ma che noi spesso non riusciamo ancora a vedere.
Individui che posseggano la forza del falco sono in genere acuti osservatori, ai quali non sfugge il minimo dettaglio di una situazione che essi tengano sotto controllo.
Essi sono in grado di riconoscere e comprendere i segni e ricevono spesso indicazioni importanti anche da altri mondi.
Qualora vi capiti di ascoltare lo squittire di un falco, fate la massima attenzione e cercate di osservare le cose da una migliore prospettiva per poter comprendere a fondo il significato del suo avvertimento!

IL CONIGLIO

Il coniglio è l'animale che più di ogni altro simboleggia la paura.
Proprio tramite il suo perenne timore di essere ucciso e mangiato da una lince, da un coyote, da un'aquila o da un grosso serpente, attrae magicamente e inconsapevolmente questi animali, contribuendo a fare accadere proprio ciò che più egli teme.
Sulla terra in effetti succede sempre quello che uno si aspetta, e proprio questo è l'insegnamento che ci dà il coniglio: quello che noi più temiamo succede puntualmente.
Cercate di evitare pensieri e previsioni negative di malattie o altre disgrazie! In caso contrario attrarrete proprio le cose che temete, e questo succederà perché voi possiate imparare la legge universale secondo la quale noi stessi siamo la causa prima di tutti gli eventi che ci capitano.

Dal mio personale punto di vista la paura è comunque un'emozione molto molto importante che ci indica il pericolo e che ci consente, dunque, di discriminare ciò che è buono da ciò che non è buono per noi. Solo in questo modo potremo garantirci la sopravvivenza.
Dunque è molto importante riconoscere le nostre paure, il dolce coniglio che è in noi, che non vuole altro che farci vedere i nostri punti deboli.
Solo accogliendo questi punti deboli, questo tenero, dolcissimo e sensibilissimo animale che è in noi, potremo far sì che questi nostri punti di debolezza si trasformino in punti di forza.
E' vero che ci attiriamo ciò che pensiamo, ma è anche vero che i nostri pensieri si creano come conseguenza di esperienze, di vissuti molto remoti che non possiamo certo pretendere di modificare dall'oggi al domani o soprattutto di negare.
Perché quelle paure, tempo fa ci avevano garantito la nostra sopravvivenza, dunque, se non le ascoltiamo o peggio ancora, le neghiamo uccidiamo una parte di noi, una parte molto molto importante di noi, quel dolce e sensibile coniglio che se impariamo a conoscere e a rispettare potrà darci delle gioie immense, potrà rivelarci dei nostri lati davvero speciali, che per molto tempo avevamo bloccato e respinto perché il mondo e la società ci avevano insegnato che le persone deboli sono perdenti.
Ma le persone sono deboli solo quando non riconoscono parti di , quando le rifiutano e le negano, allora sì non possono essere vincenti, perché non complete nella propria vera essenza!
I conigli sono animali eccezionali, di una sensibilità straordinaria sotto tutti i punti di vista, vi invito a conoscerli e a imparare quanto ci possono donare.
Il coniglio è un grande animale totem, ci insegna a riconoscere e a rispettare le nostre paure, primo indispensabile passo per garantirci la sopravvivenza e potere procedere liberi da minacce sul nostro cammino.
E anche se il nostro pensiero prende troppo spesso le vecchie strade di paura, anche quando in effetti non sussiste più la causa di pericolo, possiamo sempre provare a fare una altro pensiero, possiamo sempre darci la possibilità che accada e che si verifichi qualcosa di diverso da ciò che i nostri schemi fanciulli impauriti e feriti si aspetterebbero.
Ma solo quando avremo imparato a prenderci cura di noi stessi tenendoci lontani da ciò che ci fa male e dedicandoci a ciò che ci fa bene, potremo darci la possibilità di fare un altro pensiero, libero da vecchi schemi condizionanti.
Il rispetto e l'accettazione di ogni parte di noi, anche di quelle meno belle, sono le prerogative indispensabili per costruirsi una sana realtà, per vivere liberi dalle vecchie e infantili paure che ci impediscono di realizzarci nella nostra completezza.
Perché infondo cos'è la debolezza se non una meravigliosa delicatezza?
Impariamo a rispettarla e potremo godere dei suoi meravigliosi frutti.
Il coniglio ci insegna questo.
Grazie, dunque, prezioso amico, anzi, amica perché quella che vedete in foto è proprio la mia dolce Matilda, quando la presi cucciola 7 anni fa.
Non avete idea di quanto mi abbia potuto insegnare e mi stia quotidianamente insegnando su me stessa e sulle leggi della vita questa meravigliosa coniglietta!!!

Chiara Inesia

IL LUPO

Il lupo viene posto in relazione, nella tradizione indiana, con la stella Sirio nella costellazione del Leone, dalla quale, secondo la leggenda, provenivano i maestri dell'antichità.
Anche il lupo infatti viene considerato un maestro, che dopo un lungo girovagare fa ritorno al suo branco per riferire delle sue osservazioni e delle sue esperienze.
Vive strettamente all'interno della famiglia, ma senza rinunciare alla sua indipendenza. Si sceglie una compagna alla quale resterà fedele per tutta la vita.
Ululando alla luna si ricongiunge alla forza di questa, alla sua energia spirituale e alla forza dell'inconscio, via d'accesso alla conoscenza.
Il lupo ci può dare l'energia per insegnare agli altri, per aiutarli a comprendere meglio la vita e a trovare la loro propria strada.
Usando la forza del lupo possiamo riuscire a riprendere contatto con il nostro maestro interiore.

IL BISONTE

Il bisonte rappresenta per gli indiani l'abbondanza.
Quando appariva loro un bisonte bianco - l'animale sacro per eccellenza - era un segno che le loro preghiere erano state ascoltate e un periodo di abbondanza stava per iniziare.
Per gli indiani delle praterie questo animale era una risorsa vitale, poiché rappresentava il loro cibo, mentre le sue pelli servivano a confezionare vestiti e a costruire i tipi.
Una leggenda racconta che una volta la femmina del bisonte-bianco portò agli uomini la Pipa di Medicina.
Nel suo tabacco furono unite tutte le forze della natura e il suo fumo era una preghiera resa visibile, mentre le particelle di cenere che veleggiavano nell'aria rendevano possibile agli spiriti di realizzare i desideri degli uomini.
Il bisonte ci insegna che tutte le cose sono presenti in abbondanza, quando noi impariamo a rispettarle e ad accettarle con riconoscenza.
E infatti di fondamentale importanza apprezzare tutti i doni che riceviamo e augurare anche agli altri che il regno dei cieli venga a loro.
Il bisonte ci indica inoltre che ogni cosa è ottenibile, ma solo con l'aiuto del Grande Spirito.

L'AQUILA

L'aquila è una impersonificazione della forza divina: essa vola alta nel cielo, più in alto di ogni altro essere vivente, avvicinandosi così al Grande Spirito.
Librarsi a queste altezze le consente di avere una visione d'insieme delle cose della vita.
L'insegnamento dell'aquila è di riconoscere il senso delle cose che accadono, il disegno che si esprime nelle vicende della vita, sia nei momenti di luce che in quelli d'ombra.
Ciò significa saper considerare sia gli eventi positivi che quelli negativi come esperienze che ubbidiscono a una volontà superiore e aiutano a sviluppare la nostra consapevolezza.
La forza dell'aquila richiede quindi come condizione preliminare per essere conseguita la fiducia nella volontà divina: un uomo può arrivare a ottenerla solo attraverso dure prove e grande forza d'animo.
Fin dai tempi antichi gli sciamani hanno usato penne d'aquila per curare l'aura di persone malate.
Vincete le vostre paure, spingete lo sguardo oltre il vostro orizzonte, unitevi all'elemento aria e volate!
Questo è l'invito e l'incitamento dell'aquila.

giovedì 28 febbraio 2008

IL TASSO

Tenacia, collera, guarigione.

Il tasso è una creatura feroce e decisa con una potente determinazione.
Il suo corpo è robusto, con denti e unghie affilate.
La collera del tasso può risalire in superficie e la sua medicina è l'uso appropriato della collera e dell'aggressività.
Potresti avere bisogno proprio di questo per difenderti se qualcuno ti ha calpestato i piedi.
L'insegnamento è usare la collera in modo positivo, se stessi, incaricarsi della situazione.
Il tasso non vi consentirà di diventare una vittima delle circostanze.
Lui è tenace, sia mentalmente che nello spirito combattivo.
Quando pianta i denti in qualcosa non lo lascia più andare, piuttosto muore.
Ti insegna ad aderire ad un progetto, a concentrarti su esso in modo totale e a seguirlo fino a completamento.
Le persone tasso sanno dove andare e come andare, arrivando spesso alle vette prefissate.
Si dice che il tasso sia in grado di gestire il tempo. E' colui che tiene il tempo nelle cerimonie e nei regni dello spirito.
Vive sottoterra, quindi conosce le proprietà terapeutiche delle radici e delle erbe ed è il più abile guaritore, poichè sa tenere in sospeso una malattia finchè si realizzi una possibilità di guarigione permanente.
Il tasso non si da mai per vinto nemmeno con le persone più criticamente malate.
Invoca la medicina del tasso se ti senti senza radici, confuso o disorientato; non lasciare che la timidezza e l'insicurezza ti trattengano indietro; agisci in modo deciso quando è il momento propizio.
Il tasso si organizzerà di giorno in giorno. Vivi la vita con ordine. E' ciò che ti dirà.

TU RISA

Quítame el pan si quieres
quítame el aire, pero
no me quites tu risa.

No me quites la rosa,
la lanza que desgranas,
el agua que de pronto
estalla en tu alegría,
la repentina ola
de planta que te nace.

Mi lucha es dura y vuelvo
con los ojos cansado
sa veces de haber visto
la tierra que no cambia,
pero al entrar tu risa
sube al cielo buscándome
y abre para mí todas
las puertas de la vida.

Amor mío, en la hora
más oscura desgrana
tu risa, y si de pronto
ves que mi sangre mancha
las piedras de la calle,
ríe, porque tu risa
será para mis manos
como una espada fresca.

Junto al mar en otoño,
tu risa debe alzar
su cascada de espuma,
y en primavera, amor,
quiero tu risa como
la flor que yo esperaba,
la flor azul, la rosa
de mi patria sonora.

Ríete de la noche,
del día, de la luna,
ríete de las calles
torcidas de la isla,
ríete de este torpe
muchacho que te quiere,
pero cuando yo abro
los ojos y los cierro,
cuando mis pasos van,
cuando vuelven mis pasos,
niégame el pan, el aire,
la luz, la primavera,
pero tu risa nunca
porque me moriría.


IL TUO SORRISO

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l'aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l'acqua che d'improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d'argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d'aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell'ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d'improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d'autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell'isola,
riditela di questo rozzo
ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l'aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.


di Pablo Neruda

NO TE QUIERO

No te quiero sino porque te quiero
y de quererte a no quererte llego
y de esperarte cuando no te espero
pasa mi corazón del frío al fuego.

Te quiero sólo porque a ti te quiero,
te odio sin fin, y odiándote te ruego,
y la medida de mi amor viajero
es no verte y amarte como un ciego.

Tal vez consumirá la luz de enero,
su rayo cruel, mi corazón entero,
robándome la llave del sosiego.

En esta historia sólo yo me muero
y moriré de amor porque te quiero,
porque te quiero, amor, a sangre y fuego.


NON T'AMO


Non t'amo
se non perché t'amo
e dall'amarti a non amarti giungo
e dall'attenderti quando non t'attendo
passa dal freddo al fuoco il mio cuore.

Ti amo solo perché io ti amo,
senza fine t'odio, e odiandoti ti prego,
e la misura del mio amor viandante
è non vederti e amarti come un cieco.

Forse consumerà la luce di Gennaio,
il raggio crudo, il mio cuore intero,
rubandomi la chiave della calma.

In questa storia solo io muoio
e morirò d'amore perché t'amo,
perché t'amo, amore, a ferro e fuoco.


di Pablo Neruda

LA POESIA DEL CANE

LE 10 RICHIESTE DI UN CANE AL SUO PADRONE

1) La mia vita dura poco, 8 - 10 - 14 anni. Ogni separazione da te sarà per me una sofferenza; pensaci bene prima di conquistarmi.

2) Dammi il tempo di capire quello che mi chiedi.

3) Poni la fiducia in me, io vivo per questo.

4) Non ti inquietare a lungo con me e non rinchiudermi per punirmi. Tu hai il tuo lavoro, i tuoi divertimenti, i tuoi amici, mentre io ho solo te.

5) Parlami qualche volta, anche se non capisco bene le tue parole, ma io capisco il tono della tua voce.

6) Ricordati, qualunque cosa buona o cattiva tu mi farai, io non la dimenticherò mai…

7) Pensaci bene prima di darmi delle botte ! Il mio morso può frantumarti la mano, ma io non lo faccio.

8) Prima di sgridarmi perché non voglio ubbidirti o perché sarei pigro, pensa che potrei forse non sentirmi bene, o stare male per avere preso troppo sole, oppure il mio cuore è affaticato.

9) Preoccupati per me quando diventerò vecchio, anche tu lo diventerai un giorno.

10) Stammi vicino nei momenti difficili, non dire mai : questo non lo posso vedere ; non posso sopportare vederlo soffrire; se deve morire è meglio in mia assenza!
Ricordati : con te posso sopportare tutto più facilmente!!!


Tratto dal sito di Paolo Villani

SONO LA DONNA CHE SI E' SVEGLIATA

Sono la donna che si è svegliata
Mi sono alzata e sono diventata tempesta fra le ceneri dei miei figli bruciati
I miei villaggi in rovina e in cenere mi riempiono di rabbia contro il nemico
Oh compatriota, non mi guardare più debole e incapace,
La mia voce si mescola con migliaia di donne in piedi
Per rompere tutte insieme tutte queste sofferenze e queste catene.
Sono la donna che si è svegliata,
Ho trovato la mia strada e non tornerò mai indietro.

di Meena Alexander

IO DI PIU' NON POSSO DARTI

Io di più non posso darti.
Sono quel che sono.
Ah, come vorrei essere
sabbia, sole in estate!
Che tu ti distendessi
riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone, bruno.
Ah, come vorrei essere vetro,
tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è tremila chilometri lontano!
Essere la materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
collana, profumi, seta antica di cui senti la mancanza
domandi: "Ah, ma dov'è".
Ah, e come vorrei essere
un'allegria fra tutte,
una sola, l'allegria della tua allegria!
Un Amore, un solo amore:
l'amore di cui tu ti innamorassi
Ma non sono che quello che sono.



YO NO PUEDO DARTE MAS


Yo no puedo darte más.
No soy más que lo que soy.

¡Ay, cómo quisiera ser
arena, sol, en estío!
Que te tendieses
descansado a descansar.
Que me dejaras
tu cuerpo al marcharte, huella
tierna, tibia, inolvidable.

La materia que te gusta,
Que tocas todos los días
Y que ves ya sin mirar.

¡Y, ay, cómo quisiera ser
una alegría entre todas,
una sola, la alegría
con que te alegras tú!
Un amor, un amor solo:
El amor del que tú te enamorases.

Pero
No soy más que lo que soy.


di Pedro Salinas da La voce a te dovuta

UN CARATTERE DIFFICILE (TEZHÂK HARAKTER)

Come una pietra al collo,
come il segno di un coltello,
come un velo nero,
un soldo di rame antico,
io ti porto sempre addosso,
non importa se mi pesi
dalla testa ai piedi,
non importa se soffro!
Come il segno di una magia,
pozione per la mia febbre,
come la forte rakia,
un dado bianco, già gettato -
con il freddo, con il fuoco - tutta la vita -
ti giuro o ti benedico,
buongiorno e addio,
amor morboso mio.

di Miriana Basheva

I BAMBINI IMPARANO CIO' CHE VIVONO

Children Learn What They Live

If children live with criticism, they learn to condemn.
If children live with hostility, they learn to fight.
If children live with fear, they learn to be apprehensive.
If children live with pity, they learn to feel sorry for themselves.
If children live with ridicule, they learn to feel shy.
If children live with jealousy, they learn to feel envy.
If children live with shame, they learn to feel guilty.
If children live with encouragement, they learn confidence.
If children live with tolerance, they learn patience.
If children live with praise, they learn appreciation.
If children live with acceptance, they learn to love.
If children live with approval, they learn to like themselves.
If children live with recognition, they learn it is good to have a goal.
If children live with sharing, they learn generosity.
If children live with honesty, they learn truthfulness.
If children live with fairness, they learn justice.
If children live with kindness and consideration, they learn respect.
If children live with security, they learn to have faith in themselves and in those about them.
If children live with friendliness, they learn the world is a nice place in which to live.


I bambini imparano ciò che vivono


Se un bambino vive nella critica impara a condannare
Se un bambino vive nell’ostilità impara ad aggredire
Se un bambino vive nella paura impara ad essere apprensivo
Se un bambino vive nella pietà impara a perdonarsi
Se un bambino vive nello scherno impara ad essere timido
Se un bambino vive nella gelosia impara ad essere invidioso
Se un bambino vive nella vergogna impara a sentirsi colpevole

Se un bambino vive nell’incoraggiamento impara ad avere fiducia
Se un bambino vive nella tolleranza impara ad essere paziente
Se un bambino vive nella considerazione impara ad apprezzare

Se un bambino vive nell’accettazione impara ad amare
Se un bambino vive nell’approvazione impara ad accettarsi
Se un bambino vive nell’onestà impara la sincerità
Se un bambino vive nella sicurezza impara ad avere fede in se stesso e negli altri
Se un bambino vive nell’amicizia e nella benevolenza impara che il mondo è un bel posto in cui vivere

di Dorothy Law Nolte

SUPPLICA A MIA MADRE

E' difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame
d'amore, dell'amore di corpi senza anima.

Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:

ho passato l'infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.

Era l'unico modo per sentire la vita,
l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita.

Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.

Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…

di Pier Paolo Pasolini

martedì 26 febbraio 2008

CASTRONERIE MEDICHE

Divertentissimi "errori linguistici" dei pazienti raccolti dal dottor Lamacchia e dai suoi colleghi di Riminiterme (me compresa) nella pratica clinica quotidiana!!! (clicca sul titolo!)


lunedì 25 febbraio 2008

RAPPORTI A DISTANZA

Una manager in carriera, da alcuni giorni si trovava a Parigi per motivi di lavoro. Un giorno riceve una lettera dal suo fidanzato, che vive in Italia, nella quale c’era scritto:
“Cara Giulia, non sopporto più questa situazione, e ho deciso di interrompere la nostra relazione. La distanza che ci separa è troppo grande. Devo ammettere che ti sono stato infedele 10 volte da quando te ne sei andata, e tu non meriti questo. Mi dispiace. Per favore, mi potresti restituire la foto che ti ho mandato? Con amore. Luigi”
La donna, molto ferita, chiese a tutte le sue colleghe di lavoro che le regalassero le foto dei loro fidanzati, amici, zii, cugini, fratelli, ecc…Insieme alla foto di Luigi, mise in una busta anche tutte quelle regalatele dalle amiche, circa 57 foto in tutto. E una nota che diceva:“Luigi, perdonami, non riesco a ricordarmi chi ca..o sei! Cerca la tua foto nel pacchetto e restituiscimi il resto!”

LA RANA E LO SCORPIONE

Una rana stava serenamente sguazzando in un fiume quando ad una sponda si avvicinò uno scorpione.
"Devo passare dall'altra parte" disse "ma non so come fare, io non so nuotare e se provo affogherò. Tu potresti aiutarmi trasportandomi sul tuo dorso, te ne sarei molto grato".
La rana perplessa rispose: "Ma se io ti lascio salire sul mio dorso tu potresti pungermi ed uccidermi!".
Lo scorpione rassicurò la rana: "Non ti preoccupare, perché dovrei farlo, se ti pungessi morirei anch'io perché affogheremmo entrambi nel fondo".
La rana si sentì rassicurata dalle spiegazioni dello scorpione e lo fece salire. Quando furono a metà del fiume, lo scorpione punse la rana. La rana stupita dal gesto dello scorpione mentre stava affondando insieme a lui trovò la forza di chiedergli: "Ma perché l'hai fatto adesso moriremo entrambi?"
Lo scorpione rispose "Non ho potuto farne a meno, questa è la mia natura".

IL NEGOZIO

Un giovane sognò di entrare in un grande negozio. A far da commesso, dietro il bancone c'era un angelo. "Che cosa vendete qui?", chiese il giovane. "Tutto ciò che desidera", rispose cortesemente l'angelo. Il giovane cominciò ad elencare: "Vorrei la fine di tutte le guerre nel mondo, più giustizia per gli sfruttati, tolleranza e generosità verso gli stranieri, più amore nelle famiglie, lavoro per i disoccupati, più comunione nella Chiesa e... e...".
L'angelo lo interruppe: "Mi dispiace, signore. Lei mi ha frainteso. Noi non vendiamo frutti, noi vendiamo solo semi".

CONSOLAZIONE

Una bambina torna dalla casa di una vicina alla quale era appena morta, in modo tragico, la figlioletta di otto anni.
"Perché sei andata?" le domanda il padre."Per consolare la sua mamma".
"E che potevi fare, tu così piccola, per consolarla?".
"Le sono salita in grembo e ho pianto con lei".

PRIMA LE PIETRE

Un esperto in time management, tenendo un seminario ad un gruppo di studenti, usò un’illustrazione che rimase per sempre impressa nelle loro menti.
Per colpire nel segno il suo uditorio di menti eccellenti, propose un quiz, poggiando sulla cattedra di fronte a un barattolo di vetro, di quelli solitamente usati per la conserva di pomodoro.
Chinatosi sotto la cattedra, tirò fuori una decina di pietre, di forma irregolare, grandi circa un pugno, e con attenzione, una alla volta, le infilò nel barattolo.
Quando il barattolo fu riempito completamente e nessun’altra pietra poteva essere aggiunta, chiese alla classe: “Il barattolo è pieno?” Tutti risposero di sì. “Davvero?”.
Si chinò di nuovo sotto il tavolo e tirò fuori un secchiello di ghiaia. Versò la ghiaia agitando leggermente il barattolo, di modo che i sassolini scivolassero negli spazi tra le pietre. Chiese di nuovo: “Adesso il barattolo è pieno?”.
A questo punto la classe aveva capito: “Probabilmente no” rispose uno.“Bene” replicò l’insegnante.
Si chinò sotto il tavolo e prese un secchiello di sabbia, la versò nel barattolo, riempiendo tutto lo spazio rimasto libero. Di nuovo, “Il barattolo è pieno?”.“No!” rispose in coro la classe.“Bene!” riprese l’insegnante.Tirata fuori una brocca d’acqua, la versò nel barattolo riempiendolo fino all’orlo.
“Qual’è la morale della storia?”, chiese a questo punto. Una mano si levò all’istante “ La morale è, non importa quanto fitta di impegni sia la tua agenda, se lavori sodo ci sarà sempre un buco per aggiungere qualcos’altro!”.
“No, il punto non è questo”.“La verità che questa illustrazione ci insegna è: se non metti prima le pietre, non ce le metterai mai”.
Quali sono le “pietre” della tua vita? I tuoi figli, i tuoi cari, il tuo grado di istruzione, i tuoi sogni, una giusta causa... Insegnare o investire nelle vite di altri, fare cose che ami, avere tempo per te stesso, la tua salute, la persona della tua vita. Ricorda di mettere queste “pietre” prima, altrimenti non entreranno mai.
Se ti esaurisci per le piccole cose (la ghiaia, la sabbia), allora riempirai la tua vita con cose minori di cui ti preoccuperai non dando mai veramente “tempo di qualità” alle cose grandi e importanti (le pietre).
Quali sono le “pietre” nella tua vita?
Metti nel barattolo prima quelle.

LA MACCHIA NERA

Una volta, un maestro fece una macchiolina nera nel centro di un bel foglio di carta bianco e poi lomostrò agli allievi.
"Che cosa vedete?", chiese.
"Una macchia nera!", risposero in coro.
"Avete visto tutti la macchia nera che è piccola piccola", ribatté il maestro, "e nessuno ha visto il grande foglio bianco".

sabato 23 febbraio 2008

LA CORRUZIONE

Un capomastro lavorava da molti anni alle dipendenze di una grossa società edile. Un giorno ricevette l'ordine di costruire una villa esemplare secondo un progetto a suo piacere.
Poteva costruirla nel posto che più gradiva e non badare alle spese.
I lavori cominciarono ben presto. Ma, approfittando di questa cieca fiducia, il capomastro pensò di usare materiali scadenti, di assumere operai poco competenti a stipendio più basso, e di intascare così la somma risparmiata.
Quando la villa fu terminata, durante una festicciola, il capomastro consegnò al Presidente della società la chiave d'entrata. Il Presidente gliela restituì sorridendo e disse, stringendogli la mano: "Questa villa è il nostro regalo per lei in segno di stima e di riconoscenza".

CONCRETEZZA

"Che cos'è lo Zen?" fu chiesto a un maestro.
E lui rispose: "Si mangia quando si ha fame, si beve quando si ha sete, ci si copre quando fa freddo e ci si sventola quando fa caldo".

UN BIMBO

Un bimbo pronto a nascere domanda a Dio: "Dicono che sarò inviato sulla terra, com'é che starò laggiù, cosí piccolo e indifeso? E Dio rispose: "Fra tanti Angeli io ne ho scelto uno molto speciale per te"Ed il bimbo domanda ancora:" Qui in Cielo io non faccio niente, soltanto rido e canto e questo mi basta per essere felice, sarò felice ?"
Il tuo Angelo Custode canterà e sorriderà per te". Rispose Dio "Ogni giorno, ogni momento, sentirai l'Amore del tuo Angelo e sarai felice"
" Come riuscirò a comprendere la loro lingua quando parleranno con me? Io non conosco il loro linguaggio"Domanda ancora il bimbo.
Dio sorride: " Con molta pazienza ed affetto, il tuo Angelo t'insegnerà a parlare "E che farò quando vorro parlarTi?"
"Il tuo Angelo, unirà le tue mani e t'insegnerà a pregare"
"Ho sentito che nella terra ci sono persone cattive. Chi mi proteggerà?""
Il tuo Angelo ti difenderà anche quando questo significherà rischiare la propria vita".
Il bimbo insiste: "Ma io sarò sempre triste perché non potrò più vederti!"
"Il tuo Angelo, ti parlerà di me, t'insegnerà il modo per venire a Me, ed Io starò sempre dentro di te".
Per un momento c'era pace in Cielo, ma si cominciavano a sentire delle voci dalla terra.
Il bimbo tutto affrettato chiede sottovoce "Oh! mio Dio! Se dovessi partire adesso, dimmi almeno il nome del mio Angelo!
E Dio rispose: " Chiamerai il tuo Angelo - Mamma".

DUE PASSEROTTI

Due passerotti se ne stavano beatamente a prendere il fresco sulla stessa pianta, che era un salice. Uno si era appollaiato sulla cima del salice, l'altro in basso su una biforcazione dei rami.
Dopo un po', il passerotto che stava in alto, tanto per rompere il ghiaccio, dopo la siesta disse: "Oh,come sono belle queste foglie verdi!".
Il passerotto che stava in basso la prese come una provocazione. Gli rispose in modo seccato: "Ma sei cieco? Non vedi che sono bianche!".E quello di sopra, indispettito: "Tu sei cieco! Sono verdi!".
E l'altro dal basso con il becco in su: "Ci scommetto le piume della coda che sono bianche. Tu non capisci nulla! Sei matto!".Il passerotto della cima si sentì bollire il sangue e senza pensarci due volte si precipitò sul suo avversario per dargli una lezione. L'altro non si mosse.
Quando furono vicini, uno di fronte all'altro, con le piume del collo arruffate per l'ira, prima di cominciare il duello ebbero la lealtà di guardare nella stessa direzione, verso l'alto.
Il passerotto che veniva dall'alto emise un "oh" di meraviglia: "Guarda un po' che sono bianche!".
Disse però al suo amico: "Prova un po' a venire lassù dove stavo prima".
Volarono sul più alto ramo del salice e questa volta dissero in coro: "Guarda un po' che sono verdi".

L'ISOLA CHE NON C'E'

C'era una volta un'isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere... così come tutti gli altri, incluso l'Amore.
Un giorno venne annunciato ai sentimenti che l'isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e partirono, solo l'Amore volle aspettare fino all'ultimo momento.
Quando l'isola fu sul punto di sprofondare, l'Amore decise di chiedere aiuto.
La Ricchezza passò vicino all'Amore su una barca lussuosissima e l'Amore le disse: "Ricchezza, mi puoi portare con te?“ "Non posso c'é molto oro e argento sulla mia barca e non ho posto per te." L'Amore allora decise di chiedere all'Orgoglio che stava passando su un magnifico vascello, "Orgoglio ti prego, mi puoi portare con te?", "Non ti posso aiutare, Amore..." rispose l'Orgoglio, "qui é tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca".
Allora l'Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto "Tristezza ti prego, lasciami venire con te". Anche il Buon Umore passò di fianco all'Amore, ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando.
All'improvviso una voce disse: "Vieni Amore, ti prendo con me“ Era un vecchio che aveva parlato. L'Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio.
Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò.
L'Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: "Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato?“ "E’ stato il Tempo" rispose il Sapere "Il Tempo?" si interrogò l'Amore, "Perché mai il Tempo mi ha aiutato?".
Il Sapere pieno di saggezza rispose: "Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l'Amore sia importante nella vita".

TUTTA LA FORZA

Il padre guardava il suo bambino che cercava di spostare un vaso di fiori molto pesante.
Il piccolino si sforzava, sbuffava, brontolava, ma non riusciva a smuovere il vaso di un millimetro.
"Hai usato proprio tutte le tue forze?", gli chiese il padre.
"Sì", rispose il bambino.
"No", ribattè il padre, "perché non mi hai chiesto di aiutarti".

STRATEGIA

Un giorno, un uomo non vedente stava seduto sui gradini di un edificio con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante la scritta: "Sono cieco,aiutatemi per favore".
Un pubblicitario che passeggiava là vicino si ferma e nota che aveva solo pochi centesimi nel suo Cappello. Si china e versa altre monete, poi, senza chiedere il permesso dell'uomo, prende il cartello, lo gira e scrive un'altra frase.
Quello stesso pomeriggio il Pubblicitario torna dal non Vedente e nota che il suo cappello è pieno di monete e banconote.
Il non vedente riconosce il passo dell'uomo: chiede se sia stato lui ad aver riscritto il suo cartello e cosa ha scritto. Il pubblicitario risponde "Niente che non sia vero - ho solo riscritto il tuo in maniera diversa", sorride e va via.
Il non vedente non seppe mai che sul suo cartello c'era scritto: "Oggi è primavera...ed io non la posso vedere".

CHE PAROLE?

Un uomo, preoccupato perché il suo matrimonio era in crisi, si recò a chiedere consiglio da un famoso maestro.
Questi lo ascoltò e poi gli disse: "Devi imparare ad ascoltare tua moglie".
L'uomo prese a cuore questo consiglio e tornò dopo un mese per dire che aveva ascoltato ogni parola che la moglie dicesse. Il maestro gli disse sorridendo: "Ora torna a casa e ascolta ogni parola che non dice".

Che parole bisogna dire per dare gioia?
Che parole bisogna dire per dare felicità?
Bisogna dire amicizia? Bisogna dire concordia?
Bisogna dire anche libertà? O bisogna prenderti la mano?
Che parole bisogna dire per dare Amore?
Che parole bisogna dire per dare tenerezza?
Bisogna dire ti amo? Bisogna dire sempre?
Bisogna dire anche bambini? O bisogna prenderti la mano?
Che parole bisogna dire? Che parole?
E se non dico niente, se taccio?
Se ti guardo semplicemente
E se ti sorrido
Allora la mia mano prenderà da sola la tua
E tu sentirai queste parole
Nel mio silenzio

Blandine (19 anni, morta di un cancro osseo)


tratto da: Bruno Ferrero, Il canto del grillo, Elledici 1990

ASTROLOGIA E MEDICINA

di Chiara Inesia Sampaolesi

L’astrologia ha origini molto antiche, sembra risalga ai tempi dell’antica Mesopotamia Babilonese (2000 a.C. secondo alcuni, 3000 a.C. secondo altri).
Proprio tra le rovine di Ninevak, in Mesopotania, sono state trovate delle tavolette che mostrano come l’astrologia abbia conosciuto un periodo di grande splendore già nel VII secolo a.C.. Esse riassumono conoscenze molto antiche, risalenti fino all’epoca del re assiro Sargon il Vecchio, quando i sapienti di corte avevano scoperto delle coincidenze fra determinate configurazioni planetarie e il diffondersi di alcune malattie.
Tutte le più importanti civiltà antiche hanno dedicato grande attenzione all’osservazione dei fenomeni celesti e sviluppato una propria astrologia; ricordiamo l’astrologia Vedica dell’India, l’astrologia cinese, quella del popolo Maya e degli antichi Egizi.
Del resto fin dalla più remota antichità è nota la correlazione dell’attività lunare con le acque, ad esempio con le maree e se teniamo conto che il corpo umano è costituito dal 70% di acqua, possiamo ragionevolmente pensare che ci possa anche essere una certa correlazione tra l’attività lunare e il corpo umano, o meglio con i suoi umori, intendendo con questo l’accezione specifica del termine, quale quella di tutti i liquidi esistenti in un organismo animale.
Fino all’avvento del pensiero Galileiano si può dire che l’astrologia è stata strettamente correlata all’astronomia, lo stesso Galileo Galilei e altri suoi contemporanei erano astrologi, non era insolito, infatti, per questi scienziati fornire consulenze astrologiche ai potenti signori dai quali spesso dipendevano.
Ma la correlazione più antica dell’astrologia è proprio con la medicina.
I sacerdoti-astronomi Caldei, antichi saggi della Mesopotamia del XIV secolo a.C., considerati i padri dell’astrologia, furono i primi ad associare medicina e astrologia. Anche in Grecia, dove l’astrologia ebbe una notevole importanza, grandi studiosi e filosofi, quali Eraclito, Empedocle e Pitagora si occuparono di cercare la logica e l’armonia celata nei rapporti tra uomo e cosmo; lo stesso Ippocrate (460-377 a.C.), padre della medicina occidentale, seppe equilibrare in questa scienza la teoria e l’osservazione; egli riteneva l’esame astrologico fondamentale nel definire una diagnosi e sosteneva che:

“Chi ignora l’astrologia non deve essere considerato un medico, ma un idiota”.

Il medico e farmacologo Galeno, personaggio influente dell’antica Roma, introdusse la medicina astrologica come pratica importante, sostenendo che:

“Lo stato del cielo, la stagione dell’anno, la regione o il paese in cui ci si trova devono essere tenute presenti quando si fa una diagnosi e si stabilisce una terapia”

e mise addirittura a punto un sistema per predire il decorso e l’esito di una malattia per mezzo di dati astronomici.
Nello stesso periodo anche il grande matematico, astronomo e astrologo Tolomeo, insegnando alla scuola d’Alessandria, sosteneva che per diagnosticare e trattare ogni malattia bisognasse tenere conto della carta del cielo, della stagione e del luogo. E’ suo il Tetrabiblos, fondamentale trattato, considerato la Bibbia dell’astrologia, base delle conoscenze moderne.
Un altro interessante collegamento tra medicina e astrologia ci viene grazie al poeta latino Marco Manilio (I sec. a.C. - I sec. d.C.) che formulò la teoria dell’uomo zodiacale, associando ogni parte anatomica del corpo umano a un segno dello zodiaco, in modo che gli oroscopi così tracciati indicavano le condizioni di salute e le abitudini personali dell’individuo.
Anche Paracelso (grande medico, alchimista, filosofo e astrologo del rinascimento italiano) riteneva che il macrocosmo degli astri fosse riflesso nel microcosmo dell’uomo e che il medico dovrebbe anche essere astrologo e conoscere il cielo, poiché i pianeti e le stelle agiscono invisibilmente sull’essere umano. Egli nella prima metà del XVI secolo riteneva che:

“come infatti attraverso uno specchio ci si può osservare con cura punto per punto, lo stesso modo il medico deve conoscere l’uomo con precisione, ricavando la propria scienza dallo specchio dei quattro elementi e rappresentandosi il microcosmo nella sua interezza [..] l’uomo è dunque un’immagine in uno specchio, un riflesso dei quattro elementi e la scomparsa dei quattro elementi comporta la scomparsa dell’uomo. Ora, il riflesso di ciò che è esterno si fissa nello specchio e permette l’esistenza dell’immagine interiore: la filosofia quindi non è che scienza e sapere totale circa le cose che conferiscono allo specchio la sua luce. Come in uno specchio nessuno può conoscere la propria natura e penetrare ciò che egli è (poiché egli è nello specchio nient'altro che una morta immagine), così l’uomo non è nulla in sé stesso e non contiene in sé nient'altro che ciò che gli deriva dalla conoscenza esteriore e di cui egli è l’immagine nello specchio.”

Inizialmente l’astrologia era certamente più focalizzata sul riconoscere predizioni e influenze astrali sulle persone o sugli avvenimenti, che su una corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo, così come possiamo intenderla oggi grazie anche alle scoperte del campo quantico; dunque, si è dovuto attendere l’avvento dell’astrologia umanistica negli anni ‘60 perché gli astrologi cominciassero a pensare seriamente alla carta del cielo in termini di crescita e trasformazione psicologica personale.
L’astrologia tradizionale, infatti, maggiormente focalizzata sugli eventi esterni trattava l’individuo quale

“vittima potenziale di un universo indifferente sul quale egli aveva un controllo minimo se non nullo. Di conseguenza, gli astrologi erano fin troppo compiacenti nel fornire ciò che veniva loro richiesto dal pubblico: predizioni, consigli, avvertimenti e soluzioni semplicistiche a quelli che oggi noi ravvisiamo essere complessi problemi di tipo psicologico.” (Glen Perry, Ph. D.)

Fu Carl Jung, medico psichiatra svizzero, fondatore della psicanalisi, il primo a riconoscere il grande potenziale dell’astrologia, vista come strumento per esplorare le profondità della psiche umana e, dunque, come specchio attraverso il quale riflettersi e conoscersi così come già anticipato secoli addietro da Paracelso.
Nella sua lettera a Freud del 1911 scrive, infatti:

“... Di sera sono molto impegnato con l’astrologia. Sto facendo dei calcoli oroscopici per rintracciarvi il grado di verità psicologica. Fino adesso ci sono alcune cose strane che a Lei sicuramente devono sembrar incredibili.”

E nella lettera ad Oswall del 1928 sostiene che:

“L’astrologia non è semplicemente una superstizione ma contiene certi dati di fatto psicologici (come anche la teosofia) che non sono di poca importanza. L’astrologia in verità non ha niente a che fare con gli astri, ma è la psicologia millenaria (5000 anni) dell’antichità e del medioevo. Purtroppo in questa lettera non posso fornire prove o spiegazioni. ... Ma in tutti quei campi strani c’è qualcosa che vale la pena di conoscere e che oggigiorno il razionalismo velocemente ha messo da parte. Questo “qualcosa” è la psicologia proiettata. ...”.

E ancora nella lettera del 1947 a Raman, famoso astrologo indiano, scrisse:

“ ... Nelle diagnosi psicologiche difficili faccio spesso fare un oroscopo per acquistare un altro, nuovo punto di vista. In molti casi i dati astrologici contenevano una spiegazione per certi fatti che altrimenti non avrei capito. Da tali esperienze dedussi che l’astrologia è di particolare interesse per lo psicologo. Si basa su un fatto dell’esperienza psichica che chiamiamo “proiezioni”, cioè sono per così dire contenuti psichici che troviamo nelle costellazioni degli astri. Originariamente nacque così l’idea che questi contenuti venivano dagli astri, mentre sono semplicemente in un rapporto sincronistico ...”.

Dane Rudhyar (Parigi 1895 – San Francisco 1985), pioniere della moderna astrologia transpersonale, fu il primo ad integrare l’astrologia con la psicologia umanistica (avviatasi nel 1951 con il libro “La terapia centrata sul cliente” Di Rogers), fondata su un nuovo concetto di salute nel quale l’individuo sano è colui che giunge alla propria autorealizzazione, al pieno sviluppo delle proprie potenzialità, colui che diventa ciò che è e non il semplice adattato. Secondo Rudhyar, infatti, la carta del cielo poteva essere utilizzata come uno strumento per rilevare il complesso mondo interiore che gli umanisti stavano cominciando ad esplorare.

“Nel 1969 fondò il Comitato Internazionale per l’Astrologia Umanistica e dichiarò che l’astrologia era, o doveva essere, soprattutto una tecnica per la comprensione della natura umana. Denunciò il determinismo implicito nell’astrologia previsionale e si concentrò invece sulle potenzialità dell’astrologia quale linguaggio simbolico. Invece di considerare i pianeti quali trasmettitori di influssi fisici, Rudhyar li considerò quali simboli di funzioni umane. L’astrologia, considerata come linguaggio psicologico e strumento diagnostico, poteva servire da guida all’integrazione e trasformazione della personalità. L’approccio di Rudhyar era ‘incentrato sulla persona’ nel senso che ciascuna carta del cielo era unica; l’oroscopo rappresentava l’insieme delle potenzialità dell’individuo, in cui nessun pianeta era ‘buono’ o ‘cattivo’, ma piuttosto ciascun elemento andava considerato parte di un tutto organico. Gli eventi non venivano interpretati come fatti isolati, con effetti fortunati o sfortunati, bensì come specifiche manifestazioni di fasi di cicli di sviluppo aventi uno scopo ben preciso; un evento traeva il proprio significato dalla fase che rappresentava nel quadro di un dato ciclo planetario e contribuiva ad un processo di crescita in atto che conduceva inesorabilmente verso l’autorealizzazione. “ (Glenn Perry, Ph. D.)

Furono poi in particolare gli astrologi quali Ziporah Dobyns, Richard Idemon, Stephen Arroyo e Robert Hand a portare avanti negli anni ‘70 l’astrologia umanistica.
Liz Green, astrologa umanista contemporanea, nonché psicologa psicoanalista junghiana, sostiene che:

“l’astrologia è un sistema simbolico. È una lente che utilizza un genere particolare di immagini o modelli simbolici, per dare un senso a modelli di vita più profondi che sarebbe, altrimenti, difficile comprendere a livello intellettuale.”

Il principio, dunque, su cui si basa l’astrologia umanistica è quello espresso in sintesi dalla massima che Ermete Trismegisto, avrebbe scolpito sulla famosa Tavola di Smeraldo:

“Ciò che è in alto è come ciò che è in basso e ciò che è in basso è come ciò che è in alto; mediante queste cose si compiono i miracoli di una sola cosa”.

Potremmo, dunque, dedurre da ciò che il macrocosmo è lo specchio del microcosmo e viceversa, così come ogni singola cellula del corpo contiene nel DNA tutte le informazioni della persona.

L’astrologia umanistica è, dunque, un trasduttore simbolico dell’aspetto psico-emozionale della persona e poiché, le condizioni e le reazioni psico-emozionali influenzano e determinano il nostro stato di salute, l’astrologia umanistica si inserisce quale perfetto anello di collegamento tra medicina e psicologia e potrebbe essere uno strumento davvero utile sia per il medico che per lo psicologo che intendano aiutare l’essere umano per l’interezza che rappresenta.


Per l’approfondimento sull'astrologia psicologica umanistica, vi rimando ad un bellissimo articolo di Lidia Fassio, dal sito www.eridanoschool.it, lo trovate nella sezione articoli astrologia psicologica sotto "Astrologia e psicologia", cliccate sul titolo.


BIOGRAFIA:
Lioba Kirfel Barilla' "Jung e l'astrologia, dall'epistolario"

DUE LUPI - Storia dei Nativi Americani -

Il nonno sta raccontando al nipote:
“Mi sento come se avessi due lupi che stanno lottando dentro di me. Il primo è pieno di rabbia, invidia e rancore, si sente cattivo e quando può, fa del male agli altri; il secondo invece è in armonia, felice e riesce ad amare e a fare del bene.“
Il nipote chiede: “Nonno, quale dei due vincerà?”
Il nonno gli risponde: “Quello che alimento.”